«Basta riti religiosi nella chiesa-moschea»

VENEZIA. «Nel rispetto della città di Venezia, dei buoni rapporti con la comunità e per tranquillizzare le coscienze dei cittadini, la Comunità Islamica si impegna a chiedere ai propri fedeli di non praticare più alcun rito religioso nel padiglione islandese ed evitare fraintendimenti e strumentalizzazioni, che invece di favorire il dialogo interreligioso in città, lo inquinano. Chiediamo al contempo ai visitatori il dovuto rispetto dell’opera, che riveste per noi un alto valore artistico e simbolico».
È stato un passo sofferto quello della Comunità Islamica di Venezia e Provincia, che venerdì ha diffuso un messaggio indirizzato alla città e alla comunità internazionale, per evitare che ci sia chi trasforma un Allahu Akbar, che significa semplicemente “Dio è grande”, o un semplice gesto di lode, in qualche cosa di diverso. Da qui anche la scelta, visto che alcuni punti ancora non sono stati chiariti da parte dell’organizzazione, di evitare riti religiosi quali la preghiera del venerdì, senza limitare invece le iniziative prettamente culturali e scolastiche, come quella di domenica, quando i bambini della scuola della comunità andranno in visita alla chiesa-moschea-padiglione.

La Comunità assicura «che il suo ruolo è stato quello di fornire all’artista le informazioni corrette relative agli aspetti tecnici necessari perché l'opera rispondesse ad una rappresentazione rispettosa e pienamente coerente ai dettami della fede e riconosce all’artista, a opera compiuta, una superlativa capacità realizzativa, meritevole di elogio». Non solo. «Siamo coscienti», scrive il direttivo, «che quest’opera d’arte è limitata nel tempo e di conseguenza non viene considerata dalla Comunità una vera e propria Moschea, le preghiere che sono state svolte nel padiglione sono state il frutto di una spontanea manifestazione di sentimento religioso favorita dalla bellezza ed evocatività dell'installazione, nonché espressione di gratitudine per l'attenzione e il rispetto tributato alla nostra comunità da un Paese amico». Ancora. «La collaborazione con l’artista, di cui siamo orgogliosi, aveva anche lo scopo di favorire quel dialogo che ogni giorno nasce e che però spesso si spegne». Da qui la richiesta di circoscrivere le espressioni prettamente religiose per non in correre in distorsioni. «Come Comunità siamo da sempre impegnati a promuovere la legalità, la solidarietà e la partecipazione attiva alla vita pubblica della città che abbiamo eletto a nostra casa comune e della quale facciamo parte a pieno titolo, da cittadini italiani, contribuenti, lavoratori, professionisti, imprenditori e genitori che guardano con amore al futuro di questa città unica al mondo».
Il direttivo non perde la speranza che un “miracolo” del dialogo possa ancora compiersi. «Facciamo appello alle istituzioni e alle forze migliori della società civile veneziana perché insieme sappiamo cogliere la sollecitazione ad essere all'altezza di un grande compito culturale e di pace che Venezia ha svolto ed è chiamata a svolgere in un mondo segnato dai conflitti nelle società complesse e multiculturali». Low profile, finché il nodo gordiano non sarà sciolto.
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