Baglioni, l’ingegnere che vuole guidare il Pd

È sostenuto dai giovani: «Serve una nuova classe dirigente fuori dalle correnti e aperta alla città»

Di mestiere è ingegnere civile (specializzato in frane), ma è anche diplomato al Conservatorio. I suoi supporter lo descrivono «appassionato, molto preparato, uno che dice sempre quello che pensa, ma che vuole essere costruttivo e raccogliere davvero le istanze della città». Ieri - in un bar del centro - Alessandro Baglioni, 32 anni, ha presentato la sua candidatura a segretario del Pd veneziano, in alternativa alle due altre sfidanti in campo: Maria Teresa Menotto (espressione dell’ala più di sinistra, “cuperliana” del partito) e Alessandra Miraglia (volto dell’ala renziana). Nel partito è dal 2005, è stato vicepresidente della Municipalità di Favaro, dove ora è capogruppo: Baglioni è considerato l’outsider di questa corsa alla segreteria. Si presenta, sostenuto da un gruppo di giovani attivisti: tra gli altri il presidente della Municipalità del Lido Danny Carella, la consigliera comunale Monica Sambo, il più giovane consigliere di Municipalità Alessandro Strozzi, 19 anni e la maturità alle porte.

«Apertura al contributo di tutti, della città, delle categorie al programma del partito e rinnovamento della classe dirigente sono le parole d’ordine con la quali mi presento: ma rinnovamento non è solo una questione generazionale», specifica, «significa uscire da qualsiasi logica di corrente: le candidature di Menotto e Miraglia fanno riferimento a precise correnti. Ho un sostegno trasversale: io potrei dire di essere “renziano”, altri non lo sono. Ci unisce una volontà di rinnovare l’agire del Partito veneziano: dopo la dolorosa sconfitta alle elezioni, mi sono convinto che il Pd deve partire dalle persone oltre che dai contenuti». Persone che possono essere anche esterne: «Dobbiamo incontrare i cittadini, confrontarci con loro, su tutti i temi», dice, con caratteristiche comunque proprie: «Porto, aeroporto devono svilupparsi nel rispetto dell’ambiente, ma se non ci confrontiamo con la città», dice Baglioni, «rischiamo di essere vuoti. Anche sul terreno della sicurezza il Pd deve esserci: non per sostenere ronde di cittadini o chiedere l’esercito, ma per lavorare nel sociale favorendo il contatto tra cittadini e forze dell’ordine». «Io qui sono “anziano”», dice Paolo Povolato, nella direzione metropolitana, «ma mi fa piacere che una generazione dica basta a meccanismi logori che ingessano il partito: il Pd ha bisogno di una scossa».

«Non vogliamo l’eterno scontro tra governativi e non», commenta Monica Sambo, «ma la ricerca di interessi comuni con la città». La parola passa ora ai 26 circoli, che entro il 6 marzo sceglieranno il “loro” segretario: chi avrà la maggioranza, guiderà il Pd veneziano. (r.d.r.)

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