Avvocato condannato per infedele patrocinio: svaniti 33 mila euro

A denunciare il legale era stata una signora di Cavallino Treporti che si era affidata a lui per “salvare” un terreno che le era stato pignorato e che sarebbe stato messo all’asta

Roberta De Rossi

L’avvocato del Foro di Venezia Riccardo D’Avena - 78 anni, natali a Jesolo e residenza a Treviso - è stato condannato a 8 mesi di reclusione (pena sospesa), perché ritenuto responsabile di infedele patrocinio. La giudice Michela Rizzi - dopo tre ore di camera di consiglio - ha invece assolto il legale (difeso dall’avvocato Renzo Fogliata) dall’accusa di truffa.

Si tratta di una sentenza di primo grado, contro la quale - una volta depositate le motivazioni - la difesa potrà presentare ricorso.

A denunciare D’Avena era stata una signora di Cavallino Treporti (rappresentata, come parte civile, dall’avvocato Matteo Lazzaro) che si era affidata a lui per “salvare” un terreno che le era stato pignorato e che sarebbe stato messo all’asta, nell’ambito di una causa civile che l’ha vista dichiarata fallita dal Tribunale civile.

Secondo quanto ricostruito dall’accusa, la donna aveva affidato all’avvocato Riccardo D’Avena una “procura alle liti”, con l’incarico di estinguere il debito con i creditori, per evitare la vendita del terreno. E aveva versato al legale quanto da lui richiesto in più tranche, per un totale di oltre 33 mila euro. Per la Procura, lui l’aveva «rassicurata sul fatto che si sarebbe occupato personalmente di versare danaro agli avvocati delle controparti creditrici». Invece, prosegue l’atto di accusa, l’avvocato D’Avena «non aveva impiegato l’importo ricevuto di 33 mila euro per saldare alcuno dei debiti della cliente, tant’è che poi il terreno è stato venduto all’asta nell’ottobre del 2020».

«Aspettiamo le motivazioni e certamente faremo appello», commenta l’avvocato difensore Renzo Fogliata, «siamo molto, molto amareggiati perché la sentenza è incomprensibile, posto che l’istruttoria ha mostrato con totale evidenza cristallina le migliaia di contraddizioni della persona offesa, smentita dai suoi stessi testimoni citati, tranne i familiari. Quel danaro corrispondeva alla parcella dell’avvocato D’Avena: abbiamo presentato le fatture e gli estratti conto dei pagamenti della persona offesa, che riportavano la causale “parcella”. Siamo sbigottiti che un avvocato sia condannato con queste motivazioni».

«C’è senso di giustizia nel pronunciamento», commenta da parte sua l’avvocato di parte civile Lazzaro, ricordando che il Tribunale ha riconosciuto il diritto della parte offesa di rivolgersi al Tribunale civile per il risarcimento, «l’avvocato D’Avena aveva detto alla cliente che lei, in quanto cattiva creditrice, non era credibile, così lei nel tempo gli aveva consegnato 40 mila euro per evitare la vendita all’asta del terreno. Che però è andata avanti: le figlie della signora hanno riacquistato all’asta per 99 mila euro quel terreno il cui valore era stato stimato il 57 mila. La signora ha patito due collassi quando ha saputo che il terreno sarebbe andato all’asta, è entrata in coma».

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