«Avremmo rovinato Mestre con tutte quelle cubature»

Parla il socio di minoranza della Dng fallita, Flavio Zuanier: «Quelle tre torri sono da cancellare. Il sindaco punti su una idea forte e di pubblico interesse»
CHIARIN MESTRE 16.04.2009 Zuanier Associati srl progetto nuove torri area ospedale umberto I nella foto Ing.Flavio Zuanier © lightimage-Bertolin
CHIARIN MESTRE 16.04.2009 Zuanier Associati srl progetto nuove torri area ospedale umberto I nella foto Ing.Flavio Zuanier © lightimage-Bertolin



«Nel Duemila quando il progetto venne pensato la situazione era ben diversa da quella attuale. Ed è come se fossero passati non dieci ma trent’anni. Quindi, mi sento di dire che se avessimo realizzato il progetto previsto all’ex Umberto I, con 220 mila metri cubi di volumi, avremmo rovinato Mestre».

A dirlo è uno dei soci della Dng, la società trentina che doveva investire più di 200 milioni di euro sull’ex ospedale di Mestre. Flavio Zuanier, ingegnere veneziano, socio di minoranza del progetto delle tre torri, che voleva chiamare con nomi di principesse, esce dal silenzio per inserirsi nel dibattito sul futuro dell’area. «Finora nessuno mi ha chiesto cosa penso. Ecco, io non so se il Comune deve comperare o meno quei 5 ettari centralissimi. So invece, per certo, che l’amministrazione comunale deve farsi parte attiva per decidere di realizzare qui un polo di pubblico interesse. E non mi riferisco alla residenza,che non è la soluzione, o al commerciale che oggi non ha alcuna possibilità nell’attuale mercato».

Zuanier non lo vuole dire ma si vocifera che con il fallimento della Dng abbia perso qualcosa come sei milioni di euro di investimento.

E oggi nel parlare di quel progetto, con le volumetrie aumentate nel 2014 dalla giunta Orsoni inserendo quasi 9 mila metri quadri di alberghiero e portando a 16 mila il commerciale, è chiaro: quel piano non ha alcuna possibilità di essere realizzato perché non è sostenibile. Meglio cancellarlo, visto che la convenzione è scaduta. «Se lo avessimo realizzato avremmo creato delle torri vuote, cattedrali nel deserto, che avrebbero penalizzato Mestre. So che non è bello da dire ma è stato meglio avere il “buco” piuttosto di costruire tutte quelle cubature». Ora l’area va all’asta il 16 luglio. «Abbiamo un sindaco che è un valido imprenditore. Occorre salvaguardare il fallimento e i creditori, ci mancherebbe. Ma ho solo una cosa da dire: il primo cittadino metta la sua abilità nella regia di un piano dei privati per investire su una idea forte che rigeneri l’area».

Attualmente l’ingegnere sta lavorando con il figlio Federico a Castelfranco per realizzare un grande polo sportivo voluto dal Comune. —



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