Arsenale in casa, patteggia imprenditore di Mira

Tre anni e due mesi a Massimo Rossi, che era stato arrestato lo scorso settembre Gli avevano trovaot 23 pistole, fucili a canne mozze, mitra da guerra e tessera Ps
Di Giorgio Cecchetti

MIRA. Il 53enne imprenditore di Mira Massimo Rossi ha patteggiato ieri una pena di tre anni e due mesi di reclusione e una multa di seimila euro. Il suo difensore, l’avvocato Marco Seppi, ha chiesto per lui gli arresti domiciliari, ma il giudice veneziano Andrea Comez, che ieri ha letto la sentenza, deciderà nei prossimi giorni, per ora Rossi resta nel carcere di Santa Maria Maggiore, dove è finito dopo l’arresto del 10 settembre scorso, quando gli agenti della Squadra mobile di Venezia hanno fatto irruzione nella sua villetta in via Tresievoli. Nella sua casa, gli inquirenti avevano rinvenuto un vero e proprio arsenale: c’erano 23 pistole delle quali alcune artigianali e con il silenziatore, due fucili a canne mozze, due carabine, un Kalashnikov AK 47 e decine tra pugnali e coltelli e munizioni da guerra, tra questi un proiettile calibro 50 che, messo nelle mani di un abile cecchino, può colpire e uccidere una persona a due chilometri di distanza. Durante la perquisizione erano stati trovati anche una cerbottana di precisione, un machete, un visore notturno e un tesserino (falso) della Polizia. Infine, tre delle pistole avevano la matricola abrasa, una prassi, quella di limare i numeri di riconoscimento di un’arma, solitamente usata per nasconderne la provenienza, visto che spesso sono frutto di furti. L’indagine che ha portato gli inquirenti a Mira è partita da Venezia, dove ha sede l’azienda di famiglia di Rossi. Gli uomini del Commissariato di San Marco diretto da Luigi Petrillo ci erano arrivati con un'inchiesta vecchio stampo, raccogliendo e verificando informazioni, con pedinamenti e appostamenti che dal centro storico della città lagunare li hanno portati, con il supporto dei colleghi della Squadra mobile della dirigente Angela Lauretta, nelle campagna della Riviera del Brenta, in via Tresievoli dove era stato individuato, nella villa dell'uomo, il deposito delle armi. Nell’unico interrogatorio al quale è stato sottoposto, subito dopo l’arresto, Rossi ha cercato di giustificare quell'arsenale nascosto in casa sua, sostenendo che è un amante delle armi, un collezionista. Normalmente, però, i collezionisti denunciano la detenzione di armi, in modo da poterle possedere del tutto regolarmente. Invece, Rossi non lo ha fatto e avrebbe anche fornito la spiegazione: in precedenza gli era stata sequestrata un altra serie di armi dopo che aveva avuto dei guai con le forze dell'ordine per piccole questioni di droga. Ritenendo evidentemente che non gli avrebbero concesso una nuova autorizzazione a detenere altre armi, ne avrebbe acquistate nel mercato clandestino e sono quelle che i poliziotti gli hanno sequestrato a settembre.

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