Arriva il fenomeno “Hilimoni”, una ricetta contro la crisi

di Matteo Marcon
CAZZAGO DI PIANIGA. La colonna sonora ideale per un’estate d’amore, festa e trasgressioni. Si chiamano “Hilimoni”, nascono da una costola degli acclamatissimi Rumatera e al ritmo di un pop-punk melodico e graffiante al punto giusto sono pronti a bissare il successo dei ruspanti rocker della riviera del Brenta, cantando, stavolta, non nel caricaturale dialetto di provincia, ma in italiano. Le premesse per un salto di qualità, a partire dalla produzione di Roberto Vernetti, non mancano. La band ha lanciato in questi giorni il primo disco e l’ha chiamato semplicemente “Hilimoni”. Gestazione lunga, attenta cura del suono, rigorosamente in linea con le coordinate del pop-punk californiano, tra Blink 182 e Green Day, testi espliciti, con inevitabili riferimenti alle trasgressioni post-adolescenziali raccontate senza filtri, cori e melodie che non si staccano più dalle orecchie. Ecco il nuovo fenomeno di quella che qualcuno ha voluto definire la nuova “Seattle” del Nordest: Cazzago di Pianiga, in provincia di Venezia. «Veniamo più o meno tutti da qui» racconta Giorgio Gozzo, voce dei “Hilimoni”, oltre che dei Rumatera «Io più i due cugini Perin, Luca e Filippo, siamo cresciuti nella stessa via Monte Cervino. C'è anche chi viene in pellegrinaggio a farsi le foto, per poi postare su facebook i luoghi di cui cantiamo». Completano la squadra Beniamino Fenzi e Davide Eulogi. Se si aggiungono anche gli altri componenti dei Rumatera, si compone così una grande famiglia di ragazzi che condividono la passione per la musica, la voglia di fare festa e anche qualcosa di più. Per capirlo basta ascoltare il primo brano del nuovo album: “A casa mia”. «In quella canzone raccontiamo quello che succede nella cosiddetta casa dell’amore, ci abitiamo in quattro, Giorgio Gozzo, Davide Eulogi, Bullo il cantante dei Rumatera e il tour manager Alberto Buffetto: si suona, facciamo prove, registriamo e troviamo sempre il motivo giusto per fare festa. In più c'è spazio per il couch surfing, ospitiamo giovani da tutto il mondo». La band ha in media 25 anni:e pur non essendo cresciuti nella patria del rock, sembrano avere assai le idee chiare.Come spiegare il successo? «Siamo stati abituati a crescere con i nostri mezzi, quando i locali ci rifiutavano abbiamo iniziato ad organizzare noi le feste: al portico di Dolo, a Piove di Sacco con il “Finalmente Piove Festival”, abbiamo collaborato al Tam Tam di Mira e a casa nostra con il “Cazzago Siti Laife”». È facile specchiarsi nei testi e nelle storie raccontate in questo disco. Dal colpo di fulmine per una ragazza incrociata in autobus, alla voglia di andare al mare quando inizia la primavera arrivando fino al rito collettivo del carnevale di Venezia. Il video del primo singolo dedicato proprio alla bolgia del martedì grasso, però ha fatto arrabbiare non poco gli indipendentisti veneti, che non hanno preso bene il mancato sostegno del gruppo alle loro idee. Con scena finale in cui usano i canali veneziani come wc. Gli Hilomini tagliano corto: «Hanno preso qualsiasi immagine del video come pretesto per attaccarci. Abbiamo semplicemente filmato quello che succede a Venezia quando c'è il Carnevale». Diciamo che nei testi, i termini pesanti, per non dire proprio volgari, non sono rari: «Ci abbiamo pensato molto, parecchie radio non passeranno il singolo, ma se dovessimo incrociare assieme una ragazza per strada non staremmo certo lì a dire: “hey guarda che tipa”». Le espressioni sarebbero più dirette, assicura Gozzo. In nove canzoni Hilimoni, parlano soprattutto di questo, non c'è però spazio per il rovescio della medaglia, quelle difficoltà che oggi tutti i loro coeatanei devono affrontare, come la disoccupazione. «La nostra risposta alla crisi è fare musica, credere ai nostri sogni, senza piangerci addosso» risponde Gozzo «L'atteggiamento di certi artisti intelletualoidi non ci piace, siamo molto impegnati nel sociale ma non vogliamo dimostrare niente a nessuno. Spesso il dibattito divide ed esaspera gli animi, è con la semplicità che si può recuperare la natura più autentica e positiva dei rapporti umani. C'è la crisi? Divertiamoci un po’».
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