Arrestato Staffa, sesso in ufficio a Roma

Per dieci anni, dal 1988 al 1998, è stato presidente in laguna di una sezione penale del Tribunale e della Corte d’Assise, ora si trova nel carcere di Perugia con la pesante accusa di aver ottenuto rapporti sessuali in cambio di rivelazioni sulla indagini e favori ai parenti degli arrestati. Il 55enne Roberto Staffa, da 15 anni pubblico ministero a Roma, è stato arrestato per corruzione, concussione e rivelazione di segreti d’ufficio e venerdì sarà interrogato dal giudice di Perugia, competente a procedere su quelli della capitale. Ieri, il procuratore del capoluogo umbro e il pm Angela Avila, che ha coordinato le indagini, hanno perquisito il suo ufficio, al quarto piano della palazzina B della Procura a piazzale Clodio.
A fare le indagini i carabinieri, che, stando alle indiscrezioni, avrebbero prove schiaccianti, tra le quali i video registrati con una telecamera nascosta nell’ufficio del pubblico ministero: si vedrebbe Staffa consumare un rapporto sessuale, dopo aver chiuso la porta a chiave, con una donna, parente di un detenuto, in cambio le avrebbe concesso un colloquio in carcare. Ma a far scattare i primi accertamenti sarebbe stato un transessuale, arrestato durante un’operazione contro la prostituzione. Il trans avrebbe dichiarato di essere stato ricattato dal magistrato che, in cambio, della sua “protezione” gli chiedeva rapporti sessuali. Dopo queste dichiarazioni sarebbero scattate le intercettazioni che avrebbero “incastrato” il pm. L'avvocato Salvatore Volpe, difensore del magistrato, ha dichiarato di non aver ancora visionato l'ordinanza di custodia cautelare. «Gli inquirenti», ha precisato, «mi hanno informato che è stata secretata. Devo comunque sottolineare che Staffa è un galantuomo assoluto, un magistrato che ha sempre anteposto il dovere e gli impegni professionali alle esigenze personali. Un magistrato eccezionale che fino ad oggi è sempre stato un avversario di incredibile valore. Malgrado ciò ha sempre avuto un cuore d'oro, una grande attenzione verso la persona che aveva di fronte».
A Venezia era arrivato da Trieste, trasferito dal Csm dopo un procedimento disciplinare. Era stato fra i 30 firmatari del mondo triestino del “Tennis Club”, di un una lettera di solidarietà nei confronti di un industriale locale, Alessandro Moncini, arrestato all'aeroporto di New York nel 1988 per reati legati alla pedo-pornografia. La lettera fu inviata ai giudici americani prima del processo: Moncini fu condannato negli Usa a un anno e un giorno di carcere. Il Csm ritenne “incauto” il comportamento tenuto da Staffa.
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