Chioggia, vongole allevate a mano: per la Regione non si può
Fabbris gestisce senza strumenti invasivi uno spazio d’acqua in valle Millecampi, ma la nuova carta ittica eleva la protezione ambientale su quell’area di laguna

Da una decina di anni, Angelo Fabbris, chioggiotto di 55 anni, alleva e raccoglie manualmente vongole veraci, i cosiddetti caparozzoli, all’interno di uno specchio d’acqua in concessione di otto ettari in valle Millecampi, di fronte alla spiaggia della Boschettona, nell’aera sud della laguna di Venezia, in territorio comunale di Codevigo.
Lo fa nel massimo rispetto dell’ambiente: acquista semina dalla Francia, la deposita sui fondali in una sorta di nursery e poi raccoglie manualmente, senza l’ausilio di alcun attrezzo meccanico e quindi nel massimo rispetto dell’ambiente, il prodotto diventato adulto e quindi pescabile, come prescrive il regolamento della Comunità Europea.

Non solo, ma Fabbris in questa sua attività crede a tal punto che investe, acquistando una barca e richiede ed ottiene un finanziamento dai fondi europei (Feampa) legato all’acquisto di mezzi per l’allevamento manuale, per circa 75 mila euro, che tra l’altro dovrebbe essere erogato a breve. Tutto alla luce del sole, attività controllata dagli enti preposti e mai una virgola beccata fuori posto. Tutto questo però non basta per garantire a Fabbris la continuità della sua attività di venericoltura.
«Succede», spiega il pescatore, «che nel 2023 la Regione Veneto approva la Carta Ittica, per regolare le attività di pesca e l’allevamento in laguna e dice che in Valle Millecampi, dove opera il sottoscritto, non si può praticare la venericoltura, anche se fatta manualmente e quindi a zero impatto ambientale». In sostanza si può pescare in Valle Millecampi senza l’ausilio di attrezzature ma non si può allevare il prodotto, specificando che le autorizzazioni per l’allevamento delle vongole veraci le possono ottenere le società di persone o di capitali, incluse cooperative e consorzi, iscritte alla Camera di Commercio e non possono essere rilasciate in favore di imprese individuali.
«Un regolamento», prosegue Fabbris, «che mi taglia fuori, correndo il rischio di dovermene andare a fine anno. Nel 2023 abbiamo fatto ricorso al TAR e lo abbiamo vinto, con i giudici che riconoscono che la Regione ha escluso l’area senza considerare le caratteristiche ambientali specifiche della zona; che l’allevamento manuale è compatibile con la tutela ambientale, essendo a basso impatto e già praticato da diversi anni ed infine che la decisione viola il principio di proporzionalità dove si dice che si deve tutelare l’ambiente, senza bloccare l’attività umana, se sostenibile».
Nel 2024 viene inserita una variante nella Carta Ittica che afferma che Valle Millecampi è un’area troppo delicata per poter praticare la venericoltura e la esclude dalle zone di allevamento. Così la Regione si appella al Consiglio di Stato che ribalta la sentenza del TAR ed esclude l’attività di allevamento.
«Per poter lavorare regolarmente», chiude Fabbris, «dovrei far parte del circuito di Veneto Agricoltura, che però tratta gli allevamenti meccanizzati e non manuali, dovrei costituire una apposita società e perderei l’ottenimento dei fondi europei. Chiedo solo di poter continuare a fare il mio mestiere, come ho sempre fatto finora, che porto avanti da anni nel pieno rispetto dell’ambiente».
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