Ammenda per l’hotel fracassone

L’ex titolare e l’ex gestore dell’Aldebaran pronti per l’appello
DE POLO - DINO TOMMASELLA - JESOLO LIDO - HOTEL ALDEBARAN
DE POLO - DINO TOMMASELLA - JESOLO LIDO - HOTEL ALDEBARAN
JESOLO. Al centro del processo davanti alla giudice monocratica Irene Casol erano finite le serate di musica live sulla terrazza dell’hotel “Aldebaran” in via Dandolo (fallito nel 2016). Sul banco degli imputati, con l’accusa di disturbo della quiete pubblica, sono finiti l’allora proprietario della terrazza e dell’hotel “Aldebaran”, Giuseppe Polo Pardise, e l’allora gestore della struttura, Manuela Modolo, entrambi difesi dall’avvocato Daniel Polo Pardise. Ieri il procedimento è arrivato alla conclusione: per i due imputati, la giudice ha stabilito un’ammenda. Seicento euro per Modolo, quattrocento per Polo Pardise, per i fatti dal 2012 al 2015. Prescritto il reato commesso nel 2011. Ma la battaglia giudiziaria sulle presunte serate “fracassone” sulla terrazza è lontana dalla conclusione. L’avvocato Polo Pardise ha annunciato che ricorrerà in appello contro la sentenza pronunciata ieri.


Il caso dell’hotel “Aldebaran” era scoppiato alla fine dell’estate 2015 quando le forze dell’ordine avevano dato un giro di vite contro i locali accusati di fare troppo rumore, disturbando la quiete di coloro i quali erano in vacanza e cercavano la tranquillità. Erano stati sequestrati cinque locali, tra cui la terrazza dell’hotel “Aldebaran”. Stando alle accuse, sulla terrazza dell’albergo era stata allestita una pedana con tastiera, chitarra, batteria. Il regolamento comunale sui rumori prevedeva che i titolari dei locali potessero chiedere l’autorizzazione a sforare il limite dei tre decibel fino a mezzanotte per due serate alla settimana. Invece all’“Aldebaran” non sarebbe stata chiesta l’autorizzazione allo sforamento, né si sarebbe tenuto conto dei limiti imposti dal regolamento. «Abbiamo avuto una deroga per suonare in più serate. Sui rumori riteniamo che le verifiche siano state viziate dagli intrattenimenti in piazza Nember», si erano giustificati all’epoca.
(ru.b.)


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