Ebrei aggrediti a Venezia, il prof Sullam: «Città cosmopolita ma il presente non è di accoglienza»

Simon Levis Sullam, professore ordinario di Storia contemporanea all’Università Ca’ Foscari: «Episodio grave dopo quanto già successo: si deve costantemente vigilare sul tema dell’antisemitismo»

Camilla Gargioni
La polizia al ghetto
La polizia al ghetto

Un’altra aggressione antisemita, un altro atto violento in una Venezia che da sempre si professa luogo di tolleranza, di accoglienza, di dialogo interculturale e interreligioso. «Quell’antica tradizione di accoglienza non mi sembra particolarmente viva da parte dell’attuale governo della città, l’accoglienza non può essere solo per fini economici». A dirlo è Simon Levis Sullam, professore ordinario di Storia contemporanea all’Università Ca’ Foscari.

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Professore, un’altra aggressione violenta a Venezia nei confronti di due persone di fede ebraica. Sono episodi isolati o sintomo di un odio sempre più diffuso, non solo nella nostra città?

«È un episodio grave, che segue ad altri: credo che si debba costantemente vigilare sul tema dell’antisemitismo. Ci sono pulsioni sempre più frequenti nel discorso pubblico, non solo a Venezia ma in tutto il mondo, di demonizzazione nei confronti degli ebrei. Questo deve essere chiaramente distinto dalla critica a Israele, la questione è articolata».

Partiamo dall’aggressione.

«Questo episodio è molto inquietante, da condannare. Dalle ricostruzioni sembrerebbe collegato alle vicende palestinesi, con il grido “Free palestine”: ma prende di mira gli ebrei in generale, che non sono responsabili. È un episodio chiaramente di stampo antiebraico, se è confermata la dinamica di queste persone aggredite in quanto ebree per come erano vestite, al grido di “Free Palestine”, è un’esemplificazione delle pulsioni antiebraiche».

Ma, come accennava prima, la questione è più complessa e articolata.

«Sì, perché bisogna vigilare sull’antisemitismo e sul razzismo, ma allo stesso tempo non silenziare le critiche a Israele. Questo episodio, che ribadisco essere inquietante, è stato perpetrato da persone che si sono professate sostenitori della causa palestinese. Ma dobbiamo anche guardare a quelle critiche a Israele e al governo di Benjamin Netanyahu, che spesso vengono silenziate e invece spesso sono azioni legittime».

I confini e la discussione in merito sono complessi e spesso soggetti a facili strumentalizzazioni. Ma guardiamo al contesto veneziano. La città è da sempre un faro per il dialogo e il confronto. Qualcosa è cambiato?

«Venezia ha avuto una storia cosmopolita, ma non ha un presente di accoglienza, l’attuale governo della città non è accogliente con tutte le componenti della società. Andando oltre al mito, l’accoglienza non può essere limitata solo a quella di interesse economico. L’accoglienza è un’antica tradizione, che non mi sembra particolarmente viva oggi». 

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