Addio a Toni Piazza “roccia” del rugby veneto

ANNONE. Un tuffo al cuore della città nel giorno in cui il cuore di uno dei suoi simboli sportivi decide di smettere di battere per sempre: San Donà piange la morte improvvisa di Antonio Piazza, 49 anni, pilone destro dalla straordinaria forza fisica protagonista dell'epoca d'oro della palla ovale biancoceleste. Annone invece piange uno dei suoi più intelligenti e attivi viticoltori. Se n'è andato ieri, nel primo pomeriggio il medio dei tre fratelli-rugbysti (Giorgio il più grande - presidente della Coldiretti Veneto - e Stefano il più piccolo, tutti coinvolti nell'omonima e conosciutissima azienda viti-vinicola di famiglia fondata dal padre Tarcisio con sede a Loncon di Annone Veneto) stava lavorando, seguendo una passione se possibile ancora più grande di quella per il rugby.
“Morte elettrica”, la forma più infida di infarto: improvviso, silenzioso, letale, privo di qualunque sintomo. Quando è successo stava caricando alcune damigiane vuote sul suo camion a Santa Lucia di Piave, una bazzecola per uno che si diceva potesse spostare le montagne a mani nude. Inutile l'immediato tentativo di rianimazione, inutile anche il trasporto in elicottero all’ospedale di Conegliano. Lascia la moglie Lucia, i figli Matteo e Giorgia, la madre Zefferina e la sorella Cati. «Ancora non ci posso credere, questa scia di morti per patologie cardiache che sta colpendo così duramente la grande famiglia del rugby veneto (Ivan Francescato, Piero Dotto, Simone Franchini, Francesco Adamoli, Dario Candiotto) sembra proprio non volersi fermare», dice il presidente del Comitato Veneto della Fir Marzio Innocenti, ex capitano azzurro e avversario di Piazza in alcuni derby memorabili con la maglia del Petrarca Padova. «Giocare contro la prima linea del San Donà non ti faceva dormire la notte: assieme a Pivetta e Dal Sie formavano un reparto formidabile, tutti e tre si muovevano sul campo come un corpo unico scolpito nella roccia. Sono veramente triste, il pensiero di tutto il rugby va alla sua famiglia». Proprio Dal Sie, attuale responsabile della mischia sandonatese, ricorda con la voce rotta il compagno di tante battaglie: «Toni era un fratello maggiore, il capitano, il leader dentro e fuori lo spogliatoio. Quanto era davvero forte lo sapevamo in pochi, quelli che si allenavano con lui tutti i giorni: nelle sue priorità lo sport veniva comunque dopo il lavoro e la famiglia, e questo ha comportato la rinuncia ad una carriera internazionale che sarebbe potuta essere molto importante». Antonio Piazza ha donato cornee e tendini, generoso fino in fondo. Come sempre.
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