A Venezia Chiude Betania, la casa aperta a tutti. «Lo ha deciso il patriarca Moraglia»

VENEZIA. «Betania chiude perché l'ha deciso il Patriarca Moraglia che ha già parlato con i superiori a Milano. Troppe spese per lavori di messa a norma. Noi non mandiamo via nessuno; nel 1980 abbiamo messo a disposizione dell'allora Patriarca cardinale Marco Cè i nostri spazi per i poveri. Qui non ci saranno business, alberghi o altro; continueremo a mettere a frutto il carisma della carità della fondatrice veneziana Anna Maria Marovich. Era abitata da donne provenienti dal carcere. Probabilmente amplieremo agli universitari meritevoli con famiglie dal reddito basso. Attualmente ospitiamo un centinaio di studenti». Sono le parole della religiosa suor Renata, superiora della Casa Marovich dell'ordine delle suore della Riparazione.
Il suo è un dolore puro, quello che tocca le corde del cuore e fa piangere. Non si rassegna, la superiora, che un pezzo della "sua famiglia bisognosa" schiacciata da abbandoni, fragilità, emarginazione non varcherà più la soglia di quel portone, simobolo della solidarietà cristiana, in fondamenta della Misericordia a Cannaregio.
«Mi chiedo: perché tanta fretta di chiudere Betania? La Casa alle Muneghette, a Castello, di proprietà dell'Ire, sarà affidata alla diocesi in comodato gratuito che la trasformerà in Casa della Carità. Sarà pronta fra un anno circa perché sono previsti lavori di restauro e acquisti di arredamento. Nel frattempo circola il nome del prossimo direttore, il signor Marcello Miani della parrocchia della Madonna dell'Orto. I poveri andranno alla Tana con pasti catering. Perché si deve chiudere così presto, cioè il prossimo 2 novembre?».
Il quesito è dell'attuale responsabile di Betania Gianni Vianello che la struttura la conosce sin dalla sua nascita. «Era il 6 gennaio 1980. Il Patriarca Marco scelse il nome della casa».
Betania, comunità dei senza fissa dimora, non è solo distribuzione di pasti caldi, è soprattutto accoglienza. «E' rispetto per la dignità dei poveri con i servizi bar, vestiario, lavanderia e cura della pulizia personale» spiega Gianni Vianello. A Betania ogni giorno arriva di tutto, pasta, pesce, carne, formaggi, frutta. I frigoriferi sono pieni di generi Che ne sarà di tutto questo cibo? «I nostri amici senzatetto ci mancheranno» dice un volontario anziano che chiude: «Questa è la mia seconda casa. Qui tutti hanno una storia, una croce e qui si conosce la povertà. A mio nipote ricordo sempre: nella vita non ci sono solo biscotti, c'è anche il pane duro». —
Nadia De Lazzari
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