Piscine aperte da metà maggio e parchi acquatici dall’1 luglio

MESTRE

Piscine e palestre sono due delle realtà sportive che maggiormente hanno risentito della pandemia. Le palestre, stando alla road map del governo, riapriranno (solo all’aperto) da metà maggio, mentre i parchi acquatici (come aveva anticipato il patron del Caribe Bay Luciani Pareschi), dal primo luglio.

Tornando alle piscine, è dell’altro ieri la notizia dello studio dell’Imperial College di Londra, in merito all’aiuto che il cloro fornisce per eliminare il virus, «La notizia di questo studio va capita – commenta Fabio Rebesco dal Nuoto Mirano, che gestisce la piscina cittadina – Lo avevamo detto ancora in occasione del primo lockdown, e come associazione dei gestori avevamo anche ventilato la possibilità di commissionare uno studio simile alla Università di Ca’ Foscari. Poi non se ne fece nulla per l’evoluzione della situazione. Le caratteristiche enunciate nello studio inglese sono inoltre una costante rispetto ai parametri imposti dalla conferenza Stato-Regioni sulla tutela della salute. Siamo sempre stati convinti sulla bontà dei dati, anche per l’organizzazione che c’è dietro alle piscine, dal distanziamento alle pulizie costanti degli ambienti. Piscine che sono ambienti molto più sicuri di supermercati o trasporto pubblico, dove affollamenti continui e minori controlli restano una costante. Il nostro settore è stato trattato male senza capirne il funzionamento. Tante società ora si sono indebitate con le banche per poter sopravvivere. Migliaia di dipendenti sono senza stipendio o neppure arrivano al 60 per cento, in cassa integrazione continua. Non sappiamo la data eventuale della nostra riapertura, e non sappiamo neppure se la gente ci tornerà e se aspetterà settembre. Una situazione critica per le società sportive. Il tutto a fronte di aiuti dal Governo che sono stati modestissimi».

Angelo Marcolin, che gestisce palestre tra Jesolo, San Donà e Treviso, osserva: «L’aria che tira non è delle migliori. Nella chat di gruppo in Veneto sento colleghi molto demoralizzati, con affitti che non riescono a pagare da un anno e non sanno come fare. Nel protocollo di riapertura c’è una linea sottilissima tra giustizia ed elemosina. Il timore è che poi sia una presa in giro, e che le restrizioni per riaprire finiscano per impedire poi la riapertura vera e propria. Da noi vengono persone alle 7 del mattino prima di andare al lavoro, o all’ora di pranzo. Con gli spogliatoi chiusi, chi va al lavoro senza farsi la doccia? ». —

S. B.

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