Walter Zenga: «Darò l’anima al Venezia»

mestre
Non vola da un palo all’altro come trent’anni fa, ma il fisico è ancora di quelli da far invidia. Walter Zenga edizione veneziana si presenta ufficialmente in uno dei pochi sabati di tregua calcistica e avverte: «Il nostro campionato comincia adesso». Sold out nello store del centro M9, si rivedono interisti spariti da anni, ci sono tifosi anche fuori, sostanziosa presenza per dare il benvenuto ad un numero 1 che ha scritto pagine di storia dell’Inter e che adesso deve tirar fuori il Venezia da una classifica diventata scomoda. Classe 1960, dunque 58 anni, ha smesso da ventidue e sembra l’altro ieri. Ma al guascone un po’ scanzonato che si soffiava sulla frangetta è subentrato un uomo serio, deciso, che non dice una parola fuori posto. E che sulla frangetta non si soffia più , avendo scelto da tempo il taglio a zero.
«Il Venezia mi ha chiamato, ho preso il primo aereo e sono arrivato qui» attacca Zenga, che attualmente vive con la famiglia a Dubai. «Questione di rispetto, un presidente chiama, io rispondo. Potevamo trovarci in sintonia oppure no, ed eccomi. Contento di poter lavorare in un club storico e in una città favolosa. L’anno scorso sono venuto a Venezia in vacanza con la famiglia, cinque giorni. Ora ho l’opportunità di restare per per lavorare, portare la mia voglia, la mia passione. Così ho deciso di non utilizzare il biglietto di ritorno per Dubai».
Capitolo nuovo nelle esperienze professionali, capitolo nuovo anche per il Venezia. «Da oggi si azzera tutto e si riparte. Questa è la dimostrazione che la vita può cambiare in un nano secondo e va vissuta guardando sempre da qui in avanti» riprende Zenga «la situazione del Venezia? Non sono abituato a giudicare e poi ho rispetto per Stefano Vecchi, che è un ottimo tecnico e come me è di radici interiste. Per me il Venezia comincia ora, le caratteristiche dei giocatori le conosco, adesso devo leggere dentro i loro occhi, capire cosa vedono, cosa pensano, capire se hanno ancora il rifiuto della sconfitta, la voglia di risalire passo dopo passo, farsi rispettare in campo e imporsi su qualsiasi avversario. Se qualcuno non è su questa linea lo capirò presto e gli preferirò un ragazzo della Primavera».
Resta un tasto doloroso la mancata salvezza in Serie A l’anno scorso a Crotone. «Vero. Stavamo facendo un miracolo, tutti assieme, ci credevamo. Poi è svanito tutto. Quella retrocessione, lo ammetto, mi ha distrutto, scaricato, mi ha fatto veramente male. Potevo restare a Crotone ma non me la sono sentita. Per onestà. Non ero più in grado di dare a loro quello che loro davano a me».
Nessun problema di categoria, allora. Neanche scendere in Serie B. «Assolutamente. La categoria non conta, contano le idee chiare e la fiducia. Come per gli schemi: spesso la gente si sofferma sul 4-4-2 o 5-3-2 o simili. Sono numeri che non contano, contano invece i principi di gioco l’intensità del lavoro, lo spirito con il quale si affronta un ostacolo dopo l’altro. Il risultato poi può essere anche frutto del caso, la prestazione invece è sempre frutto del lavoro».
Walter Zenga ha firmato un contratto biennale, segno che non si tratta di una soluzione tampone ma c’è volontà di lavorare in prospettiva. «Il contratto? A volte viene data troppa importanza. I presidenti sanno che con me i contratti contano poco. Possiamo farlo per vent’anni, ma so benissimo - perché fa parte di questo mestiere - che se perdo tre partite posso ritrovarmi a casa. E non vivo per i soldi. L’unica volta che ho preteso i soldi è stata tempo fa con una squadra non italiana: non mi pagavano da sei mesi, quando mi hanno esonerato ho preteso tutto ciò che mi spettava».
Tacopina ascolta, annuisce seduto là vicino, contento di sentire il suo allenatore che ogni tanto mette dentro frasi in inglese. Cittadino del mondo, Walter Zenga, uno che ha allenato anche negli Stati Uniti, in Romania, Serbia, Turchia, Inghilterra, Arabia Saudita ed Emirati Arabi. La prossima volta gli chiederemo quante lingue parla. Ora sentiamo cosa gli ha chiesto Tacopina. «Mi ha chiesto lavoro e passione e vi posso dire che da me ne troverà all’infinito. Ci siamo intesi subito, con il presidente è nato un feeling importante. Siamo sulla stessa linea, lui sta facendo grandi cose per il Venezia e per me è un onore farne parte. Mi ha chiesto una squadra con un’anima». —
Riproduzione riservata © La Nuova Venezia