Venezia in B, ma il budget era in linea con le altre rivali salvezza

In termini di ingaggi, quest’anno i lagunari hanno speso 24,1 milioni per la rosa, più di Cagliari, Lecce e Hellas Verona

Giovanni Armanini
Filippo Antonelli, direttore sportivo del Venezia
Filippo Antonelli, direttore sportivo del Venezia

Per sapere quanto spende ciascuna squadra di Serie A in termini di ingaggi dei calciatori ci sono diverse fonti e una delle più affidabili è Capology, database specializzato in finanza calcistica secondo cui il Venezia neopromosso quest’anno ha speso 24,1 milioni per la rosa, più di Cagliari, Lecce e Hellas Verona, che si sono salvate, poco meno dell’Empoli (24,4) retrocesso e del Parma (26,2) salvo. Le scelte peggiori le ha fatte il Monza andato in B con il 13esimo monte stipendi di Serie A (32,2 mln). Per un dato comparativo: lo scorso anno il Bologna è andato in Champions spendendone 31,6.

Il monte ingaggi di una squadra, soprattutto in Serie A, ha una correlazione forte con i risultati, ovvero esprime la capacità di fare punti. Ma non basta. I numeri ci dicono che non è corretto dire che la proprietà del Venezia ha tolto risorse vitali alla rosa. Più verosimile ipotizzare che chi ha dovuto scegliere non ha avuto i ritorni sperati da chi è sceso in campo. Stando al dato Capology, non è importante che lo stesso sia corretto alla virgola, conta piuttosto che sia elaborato con un metro che è uguale per tutti i club.

Perché questa uniformità ci dice due cose: che il budget dava la possibilità di giocarsela alla pari con tutte le avversarie coinvolte nella lotta per non retrocedere, e che tutto sommato (trattandosi di una cifra in linea con le altre) i tifosi dovrebbero anche essere contenti di avere una proprietà che prova a fare i passi in base a quanto possibile e disponibile.

Vero che da gennaio in poi Duncan Niederauer è sembrato orientato più all’idea di retrocedere senza svenarsi, magari adattando già la rosa a quella che potrebbe essere grosso modo l’ossatura per affrontare il campionato di Serie B, ma questa coerenza è stata accompagnata da una fiducia costante a Filippo Antonelli e Eusebio Di Francesco, e quindi c’è una coerenza di fondo che va apprezzata: così facendo la proprietà stessa si è assunta la sua parte di responsabilità senza per questo andare a cercare qualche facile capro espiatorio come spesso accade nel calcio.

L’augurio è quello di tornare quanto prima a calcare i palcoscenici prestigiosi della Serie A, perché l’impressione è che a Venezia, anche e soprattutto in prospettiva, ragionando di impianti e di investimenti proporzionati, ci sia tutto per fare bene e per essere protagonisti.

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