Una tesi universitaria sul marketing della Reyer

MESTRE. La Reyer diventa anche un tesi universitaria. Il lavoro del tifoso-studente, grande appassionato di sport, Francesco Rigo sarà presentato nella sessione di dicembre del Master in Sports, Management&Marketing, organizzato dall’Università di Ca’ Foscari in collaborazione con la Turkish Airlines EuroLeague. Venticinque anni, residente a Mogliano, laurea triennale in Economia Aziendale a Venezia in tasca, Francesco Rigo sta per completare il percorso successivo e al centro della sua analisi c’è appunto la Reyer Venezia.
Uno studio con tanto di sondaggio tra i tifosi che sta riscuotendo rapidamente risposte in serie. «Grazie all’aiuto di alcuni amici, il sondaggio è in rete da appena 6 giorni», spiega Francesco Rigo, «mi aspettavo al massimo 150 risposte, siamo già a 250. A questo punto arrivare a 300 non è difficile, il doppio di quanto sperassi all’inizio».
Nel sondaggio Francesco Rigo ha previsto una parte introduttiva in cui si chiede da quanto tempo si segue la Reyer, l’età del tifoso, il gruppo di appartenenza e quante partite viste nella stagione 2011-2012. Nella seconda sezione una valutazione sui servizi offerti (dal sistema di vendita dei biglietti alla Fidelity, dai prezzi dei biglietti a logistica e trasporti) e il grado di importanza di attività come l’interazione diretta tifoso-società attraverso i social network, l’esigenza di un nuovo palasport o la trasmissione in diretta streaming delle partite sul sito della società e l’investimento nel settore giovanile.
Chiusura con altri quesiti: 1) Quale fattore influenza maggiormente l’andare a vedere la Reyer? 2) Quale tipo di promozione apprezzeresti maggiormente? 3) Nel caso di costruzione di un nuovo palazzetto, quanti posti dovrebbe tenere?
Sempre in relazione al palasport nuovo, Francesco Rigo chiede una valutazione su sostenibilità ambientale della struttura, trasporti e logistica, servizi interni, intrattenimenti e prezzo abbonamenti-biglietti. La passione per lo sport e per il basket risale a tanti anni fa. «La Reyer la seguo da quando avevo 5 anni, ricordo che mio zio mi portò al Taliercio a vedere la partita contro Montecatini. C’era Steve Burtt. L’ho seguita anche nelle categorie inferiori, quest’anno l’ho vista con Cantù e Reggio Emilia. Seguo la pallacanestro a 360 gradi. Inizialmente per la mia tesi pensavo di indirizzarmi al calcio, ma l’unica realtà vera in città è soltanto la Reyer. Io credo che una società sportiva di un certo livello debba diventare autosufficiente, produrre degli utili come qualsiasi altra azienda. Nel calcio l’esempio del Celtic è eloquente, un sistema di interattività totale con il cliente, dove il tifoso si sente partecipe alla vita del club».
Un lavoro che verrà illustrato a Venezia a dicembre quando interverrà anche Jordi Bertolomeu, numero uno della Turkish Airlines Eurolegue.
Michele Contessa
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