Umberto Pilla dice “ja” alla Germania

Rugby. Il flanker del San Donà, che ha origini tedesche, ha scelto la nazionale dell’aquila e ha debuttato contro l’Olanda

Giocare una Coppa del Mondo è il sogno di ogni giocatore, di qualunque sport. A San Donà, terra di rugby, i bambini cominciano a dare e prendere pacche con quello stesso sogno fin da piccoli: primo obiettivo, la maglia biancoceleste della prima squadra, poi quella azzurra, immaginandosi impegnati in battaglie epiche negli stadi del Sei Nazioni al fianco di idoli come Parisse o Castrogiovanni. Fatalmente, quelli che ce la fanno davvero sono pochi: se sei particolarmente sveglio, e assieme ai muscoli non tralasci di allenare anche il cervello, ad un certo punto subentra con una certa precisione la consapevolezza della propria caratura, ed allora decidi di dare il massimo per il tuo club, lasciando quei sogni colorati di azzurro agli altri. Una Coppa del Mondo però, accidenti che meraviglia sarebbe... Umberto Pilla, flanker sandonatese poco più che ventenne, tra le più belle sorprese della stagione M-Three appena conclusa con il nono posto in Eccellenza, a quel sogno decide di non rinunciare, provando semplicemente a cambiargli colore: basta con l'azzurro, sotto con il bianco, perché un quarto di sangue teutonico può ben valere una scommessa se l'orizzonte è England 2015.

«Verso la fine dell'anno scorso ho scritto una mail alla federazione tedesca, sfruttando il fatto che mia nonna materna è nata e vissuta in Germania fino a quando non conobbe mio nonno sulla spiaggia di Jesolo, molti anni fa» racconta fresco d’esordio con la nazionale dell'aquila, «a marzo mi hanno risposto invitandomi ad uno stage di selezione: dopo aver vinto la Nations Cup (riservata alle europee di seconda fascia, ndr), la Germania poteva infatti giocarsi la qualificazione ai Mondiali inglesi e per farlo avevano bisogno di ampliare l'organico. Il provino è andato bene, e così sabato ho esordito contro l'Olanda».

Match duro, ma vinto agevolmente. «Il 17-7 finale non rispecchia la realtà sul campo, il fatto è che ad Amsterdam sembrava di giocare al Polo Nord da quanto freddo faceva. Ora ci aspetta la Russia, giocheremo ad Amburgo tra 15 giorni e sarà già una gara decisiva».

Dici rugby in Germania, ed è come dire calcio alle Seychelles. «Effettivamente si tratta di uno sport meno che minore, ma la Federazione tedesca si dà molto da fare e l'organizzazione non manca. Certo, con i russi sarà quasi impossibile, ma noi ci proveremo».

In spogliatoio, il tedesco imparato a casa (la mamma lo insegna a scuola) ha limitato i disagi dell'inserimento con il gruppo: «I ragazzi sono ottimi, poi già conosco Von Grumbkow, che gioca a Prato da molti anni, quindi nessun problema» racconta Pilla, «mia madre ha appoggiato questa mia iniziativa fin da subito, anche papà, che è rugbysta come me, ma soprattutto lei, anche se il suo vero obiettivo è che io possa finalmente esercitare bene la lingua».

Staff tecnico sudafricano, un paio di giocatori naturalizzati, e l'Italia vista con lo sguardo dovuto alle grandi: «Per i tedeschi la nostra Nazionale è un gigante, c'è un rispetto assoluto per il rugby italiano e questo mi fa sentire una certa responsabilità. E un discreto orgoglio».

Gianluca Galzerano

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