Reyer nell’Olimpo con i magnifici 13 campioni d’Italia

MESTRE. Due scudetti in serie A (nel 1942 e nel 1943), uno scudetto in B d’Eccellenza (nel 2008), finalmente il primo scudetto maschile della storia in ambito giovanile. La Reyer ha coronato a Desio un inseguimento storico, e l’under 15 di Alberto Zanatta può aver aperto un ciclo vincente, senza dimenticare i due secondi posti di under 19 e under 17 femminile contro il Geas Sesto San Giovanni.
Campioni. Se Alberto Zanatta e Matteo Xalle hanno guidato la squadra dalla panchina, i 13 neocampioni d’Italia under 15 sono Luca D’Este, Giacomo Nalesso, Alessio Zulian, Gianluca Vianello, Andrea Ceron, Alberto Pedenzini, Matteo Farnea, Sebastiano Crivellari, Lorenzo Ambrosin, Gianluca Corrò, Luca De Lazzari, Andrea Perzolla e Riccardo Bolpin. Una squadra costruita ex novo la scorsa estate, che ha esordito l’8 ottobre contro la Benetton (88-53), conquistando il titolo regionale (18 vittorie, 6 sconfitte) a spese del Petrarca Padova e dominando il concentramento interregionale di La Spezia contro Desio, Anguillara e Casapulla. Poi il capolavoro di Desio, un solo passo falso con Reggio Emilia nel girone eliminatorio a qualificazione e primo posto blindati. Quasi undici mesi di allenamenti, nove di partite (26 vittorie, 7 sconfitte) per cucirsi lo scudetto sul petto.
Tricolori. Sei titoli italiani il Basket Club Mestre, uno la Laetitia Venezia: la Reyer si mette all’inseguimento aprendo a Desio un ciclo. Tra il 1975 e il 1984, Mestre si aggiudicò tre scudetti Allievi (Duco nel 1975, Superga nel 1981 e Lebole nel 1983), uno Cadetti (Vidal nel 1978), uno Juniores (Superga nel 1980) e uno Propaganda (Lebole nel 1984), infine il colpaccio nel 1980 della Laetitia Venezia nel Propaganda.
Il condottiero. «L’altra notte mi sono rivisto la partita», ha spiegato Alberto Zanatta, «è ancora più bello perché sai come va a finire. Abbiamo disputato un gran bell’incontro come intensità difensiva e qualità di gioco. Sulle piastrelle dello spogliatoio, nell’intervallo della semifinale con Milano, avevo scritto “Crederci”, e siamo riusciti a battere l’Armani. Contro Roma eravamo nello stesso spogliatoio, era un’occasione storica e l’abbiamo sfruttata».
Un gruppo nato ad agosto, riunendo giocatori di Venezia, Mestre, Marcon, Mirano, Dolo e Jesolo. «All’inizio abbiamo faticato, ma era normale, la squadra poi è cresciuta».
Alle finali è sembrata un diesel, inizio lento e grandi rimonte. «Non c’è un motivo preciso, a Desio ci è capitato in quasi tutte le partite. È la vittoria del collettivo, sapevamo che limitando La Torre avremmo creato qualche problema alla Stella Azzurra, i nostri avversari hanno avuto più difficoltà perché le nostre soluzioni erano molteplici. Prendiamo a esempio Ambrosin, è partito dalla panchina ed è stato super».
La Reyer sembrava aver ipotecato il titolo sul 65-55. «Troppo presto, questo il mio pensiero, e infatti Roma ha piazzato un 5-0che mi ha costretto a chiamare timeout. Paura sul +1? In quei momenti devi essere pronto a qualsiasi opzione. Per fortuna la Stella Azzurra non ha sbagliato la tripla del pareggio sul 64-61, quando Perzolla ha infilato il libero del +4 c’era gente che già piangeva in panchina».
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