Rapita dal fascino della ginnastica ritmica Sulle note di Zucchero un sogno a 5 cerchi

l’intervista
I movimenti sono eleganti, sembra quasi danzare sospesa in quella pedana. E non sono esercizi per tutti, perché dietro a spaccate e salti, ci sono ore e ore di duro lavoro e tanta forza di volontà. Valentina Colombo è una campionessa di ginnastica ritmica, con vari titoli a livello regionale. Arriva da una famiglia dove la ginnastica era sconosciuta. Poi qualcuno l’ha scoperta e le ha consigliato di provare.
Valentina, quand’è cominciata l’avventura?
«Al palazzetto dello sport di Noale per il torneo di calcio a cinque dell’Epifania. Ero con i miei genitori per vedere mio fratello e, mentre giocava mi sono messa alla transenna della tribuna a fare degli esercizi. Si è avvicinata una signora ha suggerito a papà e mamma a portarmi a fare ginnastica. Avevo quattro anni, quella donna non l’ho più vista in vita mia, anzi non so neppure il suo nome».
Con la ginnastica è stato subito amore?
«A quell’età non sapevo neppure cosa fosse, ma l’importante era iniziare a fare dello sport. Sono partita con dei corsi di artistica ma dopo qualche mese sono passata alla ritmica. A 6 anni ho fatto la prima gara a Martellago, al tempo ero iscritta all’Olimpia81 di Maerne e da lì ho cominciato».
E da subito sono arrivati anche buoni risultati.
«Nel 2012, a Rimini, sono arrivata terza su 500 partecipanti a un campionato di ritmica Europa. L’anno seguente seconda e nel 2015, con le compagne di squadra dell’Olimpia81 di Serie C, arrivammo alla fase nazionale. Sempre quell’anno, ma in individuale, ho disputato il primo campionato di categoria e sono arrivata fino alla finale a Terranuova Bracciolini».
Questo paese è diventato subito parte della tua vita...
«Era l’estate 2015 e, dopo aver gareggiato a Terranuova, ai genitori è arrivata la chiamata della società toscana per tesserarmi. In quegli anni disputava il campionato di Serie A/2 ma l’anno successivo siamo state promosse in A/1».
Dunque risultati subito incoraggianti.
«Siamo ancora nella massima serie, anche se ci sono società più forti della nostra, vedi Fabriano. Ma siamo un bel gruppo, mi trovo bene. In questi anni mi sono tolte delle soddisfazioni, arrivando sesta nazionale al campionato di categoria, poi terza nel 2017. Quando gareggio da sola, mi cimento con quattro attrezzi, ossia cerchio, palla, nastro e clavette. In poco tempo si deve dare il massimo, perché un esercizio individuale dura un minuto e mezzo, due e mezzo quello di squadra».
Cosa ti piace della ginnastica?
«Si insegnano l’educazione, il rispetto, la disciplina, come stare al mondo. In futuro, mi piacerebbe rimanere in questo sport come allenatrice ma anche fisioterapia non mi dispiacerebbe, o Scienze motorie».
Conciliare allenamenti, gare e studio è importante. Come è la tua giornata?
«Prima frequentavo il liceo linguistico Morin, adesso sono al Parini. Quando sono in giro per le gare, faccio fatica a frequentare ma, grazie ai professori, riesco a organizzarmi e non stare troppo indietro con le lezioni. Con i compagni ho un buon rapporto, anche se non li vedo tutti i giorni. Mi chiedono cosa faccio, dove vado ma mi dicono che non farebbero mai la mia vita. Mi alleno almeno quattro-cinque ore il giorno, spesso otto. Siccome lo faccio in palestra a Verona, soprattutto, studio in treno oppure la sera. Lo faccio volentieri. Dietro c’è tanta passione, altrimenti non lo farei».
Quali sono le tue materie preferite?
«Spagnolo, francese e matematica su tutte, un po’ meno italiano e storia. Però me la cavo, a scuola vado bene».
Visto il fisico, 46 kg distribuiti in 1.65 d’altezza, non sei una gran mangiona...
«Macchè, a me piace mangiare. Vado matta per la pasta e la pizza ma devo stare attenta. Ho una dieta varia».
Hai iniziato a stare lontana da casa da bambina. Ti muovi in modo autonomo per andare a Terranuova?
«Quando ho le convocazioni, mi sposto in treno. Dormo da una compagna di squadra (Rachele Bacciarini, ndr) e ricambio quando lei viene da queste parti. C’è molta solidarietà tra genitori, si aiutano, altrimenti non sarebbe possibile fare questo».
Questo sport ti ha permesso di vedere anche altri paesi oltre all’Italia?
«Sì, ho avuto l’opportunità di fare stage a Londra, in Spagna, Bulgaria e Lussemburgo. Sono stata anche a Mosca, in Russia: ricordo ancora quant’era bello l’hotel, con addiruttura con le palestre d’allenamento sotterranee».
Con le amicizie...?
«Ne ho poche e sono del mondo della ginnastica. Quelle vecchie, diciamo sino alle scuole medie, le ho perse. La domenica sono sempre impegnata, ho pochi giorni liberi ma, per fortuna, ho la famiglia al mio fianco. I genitori mi seguono, fanno sacrifici, anche nelle trasferte in giro per l’Italia (papà Maurizio rivela che si spendono anche 10 mila l’anno, non rimborsati, ndr). Infatti, tante ragazze hanno mollato per questa ragione».
Quando ti esibisci, sei accompagnata da una canzone. Qual è il tuo rapporto con la musica?
«Ascolto un po’ di tutto, mi piacciono molti generi e diversi artisti, purchè non siano rap e trap. Come cantanti, seguo Ultimo e Diodato, le musiche di Zucchero si prestano bene per i miei esercizi: il suo blues è movimentato e allegro».
Pensi mai alla Nazionale? Alle Olimpiadi?
«Certo, mi piacerebbe. Ho già avuto esperienze azzurre, sono stata convocata per gli allenamenti collegiali dal 2016 all’anno scorso. Ai tecnici serve capire se si può vestire la maglia azzurra, siamo una decina di ragazze. Io ci spero». —
Alessandro Ragazzo
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