Paola Egonu, una stella nel cielo del volley
Certo che averla da questa parte delle rete e coi colori gialloblù addosso è tutta un’altra cosa. Paola Egonu, la regina di questi fantastici Mondiali, eletta a furor di popolo stella del pianeta volley, aveva messo piede a Conegliano per la prima volta il giorno dell’annuncio del suo passaggio all’Imoco: era fine maggio di quest’anno, quando alla Zoppas Arena si stava per giocare la seconda tappa della Vnl, la conferma l’aveva data lei stessa pochi giorni prima, appena conquistata la Champions League dall’altra parte, con la maglia di con Novara. E subito è scoppiato l’amore: i tifosi dovettero aspettare la seconda partita dell’Italia per vederla scendere in campo, acclamandola fin da subito come si conviene alle campionesse. E lei lo è, a prescindere dalla maglia che indossa; era forte al Club Italia, è diventata più forte a Novara e in nazionale, con cui ha vinto argento iridato e bronzo europeo. Una promessa mantenuta. Sta esplodendo a Conegliano, trascinando la squadra alla vittoria in Supercoppa, al Mondiale e al dominio in campionato: dalle mura di Cittadella alle mura di Conegliano il passo è durato alcuni anni ed è già un trionfo. Qui ha trovato l’ambiente ideale, fatto di persone, le compagne di nazionale, che già conosce e che la aiutano a crescere (non dimentichiamo che ha solo 21 anni) dal punto di vista tecnico e umano. Si ride, si scherza, anche prima di iniziare a giocare e sul palco delle premiazioni, ma prima si lavora tantissimo, come ha detto, senza peli sulla lingua, per raggiungere insieme il traguardo. LA gioia di fare sport, agonismo e divertimento, ma anche serietà e impegno, quando è il momento. Boskovic, Haak, Brakocevic, solo per citare le migliori nel suo ruolo al mondiale, ora stanno a guardare (con un po’ di invidia? chissà) dal basso del podio; come dal basso spesso la vedono anche in campo, molto sopra la rete, impossibilitate a chiudere col muro i suoi attacchi a cento all’ora.
Paola non è una che parla molto e, quando lo fa, sa bene quale sia il suo posto. Ma basta il suo sorriso per capire il sole che splende in lei. «Io non faccio l’allenatore e non so chi verrà assieme a me alle Olimpiadi». Lo deciderà Mazzanti che si sarà fregato le mani chissà quante volte in questi giorni. Paola parla con il gioco e parla con gli occhi, soprattutto quando giunge il momento di tirare fuori gli artigli; gestisce la pressione con invidiabile facilità e tira fuori il meglio del repertorio. Conegliano, Treviso, Cittadella, Galliera Veneta, dove ha cominciato ad allenarsi, tutta l’Italia, tutto il mondo, in questi giorni davanti alla tivù è rimasto a guardare, a far tifo ad esultare per lei e per le maglie azzurre. Mentre lei, Paola, continuava a martellare il parquet delle squadre avversarie, turche o di qualsiasi altra parte del mondo. Quanto saranno pesati quei palloni sul suo turno di battuta del tiebreak contro il Vakifbank? Per chiunque sarebbero state zavorre pesantissime, per lei no. Non è incoscienza. E’ forza pura, talento cristallino e voglia di vincere. E noi ce la godiamo. —
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