Ongaro dice addio «E’ l’ultimo anno in maglia azzurra»
di Gianluca Galzerano
MESTRE
«Il rugby è fatto anche di pazienza, dobbiamo tutti restare uniti e continuare a credere nel nostro progetto, i risultati alla fine verranno». Parole e musica di Fabio Ongaro, tallonatore veneziano della Nazionale e degli Aironi, la franchigia celtica con sede a Viadana che con la vittoria continua ad avere un rapporto quantomeno problematico. Nel pomeriggio dell'ultimo dell'anno, il suo team è incappato nel Benetton, battuto sette giorni prima davanti al pubblico amico: la prima e unica vittoria in RaboDirect Pro 12. «Dopo quel successo eravamo convinti di poter fare risultato anche a Treviso - prosegue il prima linea originario di Marcon - ed in effetti nei primi 10' ci stavamo ripetendo: aggressivi in difesa, molto presenti sui punti d'incontro, bene nella gestione dei possessi. Poi però si è spento qualcosa e la squadra ha subìto Treviso sul piano del gioco. Onore a loro, per noi la strada è ancora lunga». Un punto di vista da spettatore involontario, il suo: sabato, a Monigo, il derby italiano lo ha seguito dalla tribuna: «Per fortuna la distorsione al ginocchio si sta risolvendo meglio del previsto: la risonanza ha escluso lesioni gravi, con un lavoro differenziato dovrei tornare a giocare entro fine mese». Dopo sette stagioni in biancoverde, il pubblico trevigiano non ha comunque dimenticato il suo "Yuri" (il soprannome con cui era arrivato alla corte del Benetton dal piccolo club di Casale sul Sile). Intanto gli Aironi restano inchiodati all'ultimo posto in classifica: «Costruire una squadra praticamente da zero è un'impresa che richiede i suoi tempi. La stessa Treviso ha costruito il suo progetto in cinque anni con Franco Smith saldamente in panchina malgrado le contestazioni e le difficoltà dei primi due». Chiuso l'anno dei Mondiali, anche sul fronte azzurro non è che siano arrivate grandi soddisfazioni: «Uscire contro l'Irlanda ci stava, ma la delusione è stata enorme per noi giocatori prima che per chiunque altro. Ora con Brunel vediamo di tornare ad essere competitivi al massimo». Un Sei Nazioni, quello 2012, che segnerà il suo addio alla carriera internazionale: «E' una decisione sofferta ma attentamente ponderata, sento che il momento di dire basta con la Nazionale è arrivato». E a fine stagione scade anche il contratto con gli Aironi: «Per il momento non ci penso affatto: io resto concentrato sul mio lavoro in campo, di contratto parleremo nei prossimi mesi». E a fine gennaio si inaugura il suo locale a Parma: «Con Perugini e Mandelli apriamo un ristorante della catena Galloway, che intendiamo seguire direttamente». Con una promessa fatta a se stesso e a tanti amici molti anni fa: «La mia ultima partita giocata sarà con la maglia del Rugby Casale: se nella vita mi sono tolto tante soddisfazioni rugbystiche lo devo ai miei anni in quel Club, e io certe cose non le dimentico».
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