Marchio di fabbrica sempre gli Agnelli Il triplete? Si può

di STEFANO EDEL E sono due. Dopo la Coppa Italia, lo scudetto. Tre di fila, sia in un caso che nell’altro. Già, tre come triplete. La Signora lo inquadra nel suo mirino, ma è meglio dirlo sottovoce,...
Di Stefano Edel

di STEFANO EDEL

E sono due. Dopo la Coppa Italia, lo scudetto. Tre di fila, sia in un caso che nell’altro. Già, tre come triplete. La Signora lo inquadra nel suo mirino, ma è meglio dirlo sottovoce, sai mai che gli interisti nostalgici dell’era Mourinho, costretti oggi a rosicare, si scatenino in macumbe e malefici anti-juventini. I cinesi sono sbarcati nella Milano calcistica in pompa magna, sia sul fronte nerazzurro che su quello rossonero, ma abbiamo l’impressione che per avvicinare la Torino bianconera dovranno percorrerne ancora parecchia di strada, in fatto di conoscenze, esperienza e managerialità. C’è sempre il marchio di fabbrica di casa Agnelli nello strapotere di una Juve che domina incontrastata la scena di casa nostra, con la differenza che, rispetto ai tempi dell’Avvocato, che comandava e dirigeva le operazioni da attento conoscitore di situazioni e uomini, oggi è lo staff a determinare la differenza rispetto agli altri. Un Agnelli c’è sempre, ed è Andrea, ma intorno a lui, 41enne dalla spiccata vocazione sportiva, ruota uno stuolo di manager ed esperti di prim’ordine: la coppia Paratici-Marotta, capace di operazioni di mercato di valore assoluto, l’ex Nedved, il cui apporto è importante per gli equilibri fra società e giocatori, e poi Allegri con i suoi collaboratori, ovvero l’artefice tecnico di un’opera collettiva che si avvicina alla perfezione ma non ha ancora raggiunto l’apoteosi. Significativo che la Juve, pur cambiando manico, continui a vincere. Anzi, esporta allenatori in grado di lasciare il segno anche altrove: pensiamo a Conte, che ha sbancato la Premier League al primo colpo, ma dal capoluogo sabaudo sono passati anche Ranieri, Ancelotti, Capello, e persino quel Massimo Carrera che, collaboratore proprio di Conte, è diventato lo zar di Russia, campione con lo Spartak Mosca. E tutti hanno vinto, facendo schizzare alle stelle le azioni della scuola tecnica italiana. Adesso il popolo bianconero chiede il tris, la vittoria in Champions League. Le distanze dal Real si sono ridotte, ma la finale di Cardiff vale un tesoro immenso. Mettere le mani sulla Coppa dalle grandi orecchie significherebbe entrare di diritto nella leggenda del calcio mondiale ed avvicinare club di livello assoluto come lo stesso Real, il Barcellona o il Bayern. “Yes, we can” è uno slogan che la Juve può far proprio.

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