Lo scopritore di talenti ha origini chioggiotte

MESTRE. È da anni uno dei tecnici più apprezzati nel mondo del tennis e dal 2002 ha aperto una propria accademia a Verona. Daniel Panajotti in questi giorni è a Mestre per seguire due delle atlete che in questo momento sta aiutando a scalare le classifiche Wta: la colombiana Yuliana Lizarazo e Anna Giulia Remondina, entrambe tesserate per il Tc Mestre. La speranza è quella di ripetere quanto fatto con Francesca Schiavone che ha avuto all’accademia scaligera fino al 2008. «Anche se le due ragazze sono uscite oggi (ieri, ndr) al secondo turno del singolare, per loro questo torneo è stata comunque un’esperienza molto importante», commenta Panajotti. «Remondina è stata bloccata tre mesi per problemi alla schiena e solo ora si sta riprendendo: conto che sia al top per la serie A/1 da giocare con il Tc Mestre. Yuliana sta invece facendo esperienza in Europa, ha fatto una buona partita martedì contro Alberta Brianti, ed è una ragazza in crescita, che non si abbatte davanti alle difficoltà e che sa reagire bene. Sono complessivamente soddisfatto, anche perché hanno affrontato in entrambi i turni avversarie di qualità e classifica superiore».
Remondina ieri è uscita per mano di Karin Knapp, Lizarazo per quella di Timea Bacsinszky. «Con il direttore del Venice Challenge, Pasquale Marotta, ci conosciamo dai tempi in cui allenavo Maria Elena Camerin e lei giocava qui a Mestre», osserva, «e con queste due ragazze mi sta aiutando a dar loro la possibilità di giocare, anche per la squadra del Tc Mestre».
Daniel Panajotti è sì nato oltreoceano, ma la sua famiglia ha vissuto per cinque secoli a Treviso, mentre il padre è emigrato nel secondo dopoguerra da Chioggia a Tandil, città della provincia argentina. «Nel 1992 sono tornato in Italia, lavorando prima nelle accademie del tennis di Merano e di Brescia, quindi mi sono messo in proprio», sottolinea il tecnico. «Tandil è la capitale del tennis argentino, penso fosse inevitabile appassionarmi, giocare e poi fare l’allenatore. La mia idea è sempre quella di lavorare sui giocatori per farne numeri 1 al mondo oppure per fargli vincere un torneo del Grande Slam. Ci vuole molto coraggio, si deve rischiare, altrimenti è troppo facile dare lezioni private nei circoli. Io ho optato per fare un investimento in questa direzione». (s.b.)
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