Le lacrime di chi arriva in fondo

E c’è chi ha portato in carrozzina tre disabili: «Doniamo un sorriso»
VENEZIA. Dopo le tre ore arriva la parte più bella della maratona. Sul traguardo transita gente in costume, mamme con figli che aspettano il papà. Si commuovono tutti, chi arriva in fondo e chi è dietro le transenne ad applaudire il loro amato. Vincere la sfida con il proprio corpo dopo 42 chilometri di fatiche, è un’emozione che solo chi ha vissuto una maratona, può dire di aver provato. In Riva degli Schiavoni, all’altezza del Ponte della Pietà, lo striscione “Forza mamma 6-1 Mito, firmato A.F e I.M.”, più di ogni altra cosa testimonia, la bellezza di una corsa come la maratona che non ha confronto con le altre discipline. Concetti che sono ben esemplificati da Leo Caporella. che, da 10 anni, lavora per garantire l’ordine della corsa: «La cosa più bella è che alla fine vince il pubblico assieme ai suoi corridori».


E, quando arrivano, i venti componenti dell’Associazione “Amici di Diego, corriamo per un sorriso” di Conegliano, che hanno trasportati tre disabili in carrozzina, molti all’arrivo si asciugano le lacrime. Gli atleti ricevono la medaglia d’oro placcato e la portano al collo come fosse un trofeo di guerra.


E i volontari, come Guido Rizzo e Pierluigi Pilot, sono la forza pulsante di una corsa che non ha eguali nel panorama internazionale. «Abbiamo allestito 12.000 sacchetti per il ristoro degli atleti e ora tutto quello che vediamo, con la gente che ringrazia, ci riempie d’orgoglio».
(d.v.)


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