Laetitia, scuola per tanti giovani che poi diventeranno campioni

VENEZIA
Un mondo che non c’è più. Fatto di patronati pieni di ragazzi, di entusiasmo e passione. Negli anni Settanta Venezia è un grande laboratorio di sport. Sono decine le società minori di basket, ginnastica, atletica leggera. Il basket ha il suo tempio alla Misericordia («la Chiesa») la chiamano gli avversari che vengono a giocare increduli tra gli affreschi e le colonne del Cinquecento. Ma il serbatoio dei campioni sta in «periferia». Alla Die’n’ai, a San Giobbe, ai Carmini, all’Alvisiana, a Castello, al Lido. E, soprattutto, alla Laetitia. La società di Cannaregio ospitata nel patronato Pio IX dai padri Giuseppini di San Leonardo Murialdo. È un pezzo importante della storia cittadina. Campioni e grandi nomi del basket ne hanno calcato le scene.
Migliaia di ragazzi e di futuri campioni hanno giocato su quel terreno in cemento all’ombra del campanile della Madonna dell’Orto.
Una storia recente, finita nel 1992, anno in cui la società è stata chiusa. La ricostruisce adesso sulla base di documenti originali un giovane giornalista – ed ex atleta della Laetitia – Riccardo Musacco. «Una favola del basket» il titolo del libro pubblicato dall’editrice «El Squero» di Davide Livieri (presentazione oggi alle 18 alla Madonna dell’Orto). Documenti d’epoca e foto in cui si riconoscono tanti «ex giovani» che hanno frequentato il patronato nel periodo d’oro. Quando Venezia aveva 100 mila abitanti ed era una fucina di campioni. Una società che ruotava intorno a un nucleo di volontari tuttofare. Il grande Lello Pierato, Sergio Battaglia e Giancarlo Menini, Piero Cazzaro e Renato Seno, gli allenatori Tiziano Visinoni e Fabio Bettoni, i padri giuseppini del patronato, con in testa don Giovanni Vanzo. Alla «Lae» sono cresciuti arbitri internazionali come Gino Burcovich e Stefano Cazzaro, protagonista alle Olimpiadi delle sfide tra Usa e Urss.
Una Laetitia, che era una scuola per migliaia di giovani. Con risultati agonistici apprezzabili. Il culmine, quel titolo di campioni d’Italia nella categoria «Propaganda», nel luglio del 1980. I ragazzi, allenati da Emilio Greco e da un giovanissimo Frank Vitucci, che diventerà poi allenatore in Serie A, conquistano lo scudetto tricolore davanti ad avversari titolati. Ci sono anche i campionati minori, la squadra femminile con Antonella De Sabbata e Adriana Bovolato. Le giovanissime promesse che finiscono sulla Gazzetta dello Sport, come Enrico Simionato, talento di Cannaregio. Scorrono le foto in bianco e nero con Paolo e Guido Vaccher, che testimoniano di un’altra epoca. Pantaloncini cortissimi, occhialoni e palloni di cuoio, sguardi fieri e spirito di squadra. Campi in cemento – anche d’inverno, con il ghiaccio per terra – e palestre ricavate nella monumentale Scuola dei Mercanti del Palladio, decorata dal Sansovino. Un mondo che oggi resta un lontano ricordo.
Alto esempio di sportività e di coesione sociale. Forza Laetitia! —
Alberto Vitucci
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