La «strana» domenica del tifo senza offese tra pesce arrosto e vino
CHIOGGIA.
È bastato un passaparola, un tam tam tra i tifosi e in riva San Domenico (riva mare per i chioggiotti) è comparso un braciere, con tanto di seppie e sogliole. Forse attratti dal profumo, ecco materializzarsi almeno cinquanta tifosi veneziani che si sono uniti al banchetto con gli ultras granata. Il derby è partito presto, già al mattino, tra pesce arrosto e fiumi di vino. Sciarpe diverse, stesso spirito, giusto per consolidare un'amicizia nata ai tempi della serie A del Venezia, quando i chioggiotti salivano in motonave e si spingevano fino a Sant'Elena per tifare arancioneroverde. Poi allo stadio si entra da due parti diverse, come vuole il copione, perché è difficile per tutti pensare che le due tifoserie possano essere gemellate. Nessun insulto, tanta voglia di tifare a favore e non contro, come dovrebbe essere sempre. Anzi, cori di incoraggiamento che partono dalla curva Sud e trovano risposta in curva Nord: «Ciosa-marina, Venezia-Mestre». Giusto così e non è retorica. Nella curva Sud, che non ha mai smesso di ricordare Franco De Paolis, il presidente granata degli anni Ottanta, ecco lo striscione «Onorati della vostra amicizia». La risposta della parte opposta, tra le molte bandierine arancioneroverdi, è chiara: «Venezia Mestre saluta gli amici granata». C'è pure qualche chioggiotto nella curva Sud, visto che appare la scritta «Chioggia a sostegno». Il rigore sprecato da Adriano fa sacramentare più di qualcuno, mentre il gol di Zubin gela il popolo granata. Poco dopo la mezzora parte il primo coro della curva Sud verso l'ex di turno, Gustavo Ferretti, che si volta e ringrazia i suoi vecchi tifosi. L'attenzione però si sposta sull'arbitro quando viene cacciato per doppia ammonizione Lazzari. È la tribuna stavolta ad insorgere ricordando la famosa valigetta di Genoa-Venezia di parecchie stagioni fa. Il signor Ceccarelli attira sempre più le invettive dei tifosi della tribuna che poi si riscattano omaggiando l'uscita di Collauto con una standing ovation assolutamente meritata. Si digerisce mal volentieri la sconfitta, chiaro, e non scatta stavolta la famosa «ave» del Ballarin, ma nessuno ne fa un dramma. Per carità, si invita qualche giocatore granata a trovarsi un'altra occupazione, magari tra gli ombrelloni della spiaggia, ma una sconfitta contro il Venezia è sempre una pillola meno amara da digerire. Alla prossima
rostia de pesse, dunque, magari per festeggiare la promozione degli arancioneroverdi.
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