«La bici di Coppi, il regalo più bello»

Il salese Bruno Carraro l’ha ricevuta dai familiari dell’amico Sergio Sanvido

SANTA MARIA DI SALA. Un’amicizia durata decenni, una promessa mantenuta, un pezzo di storia del ciclismo da conservare in ricordo di un grande campione della bicicletta, forse del più grande. La bicicletta Bianchi usata da Fausto Coppi nella Parigi - Roubaix del 1948 è stata regalata dalla famiglia Sanvido al cavalier Bruno Carraro, 78 anni di Santa Maria di Sala. Carraro, memoria vivente del ciclismo, è vice presidente del museo “Madonna del Ghisallo”, tra i fautori della partenza da Noale della tappa del Giro D’Italia 2016 e tra i promotori assieme a Luciano Martellozzo della richiesta di partenza di una tappa del Giro d’Italia 2018 da Santa Maria di Sala. Una bici storica che era stata realizzata appositamente per permettere a Coppi di partecipare al “Inferno del Nord”. Quell’anno la Roubaix fu vinta dal belga Rik Van Steenbergen ma apri la strada ad uno storico tris di vittorie italiane: Serse Coppi (1949), Fausto Coppi (1950) e Toni Bevilacqua (1951). Bruno Carraro racconta la storia di questa bicicletta. «Conoscevo Sergio Sanvido da tantissimi anni, lui per oltre 50 anni ha girato tutta l’Europa raccogliendo biciclette antiche. Ha un modello francese in legno del 1701. Sono stato io a convincerlo a creare il museo a Cesiomaggiore. in provincia di Belluno».

Il museo storico della bicicletta creato da Sergio Sanvido è dedicato a Toni Bevilacqua grande ciclista originario di Santa Maria di Sala. «Ho lavorato tante volte anche io nel museo per sistemare le bici», ricorda Carraro, «e sono andato in giro con Sergio per raccoglierne di antiche. Nel 2006 è stato con Sergio Sanvido che abbiamo consegnato una bicicletta a Papa Benedetto XVI».

In quegli anni Sergio Sanvido promise che avrebbe donato l’amata bicicletta Bianchi di Fausto Coppi all’amico Bruno Carraro. «Mi aveva promesso di darmi la bici» ricorda Carraro, «poi Sergio si è ammalato e tre anni fa è mancato. Io mi ero dimenticato della promessa ma suo fratello Loris mi ha chiamato e me l’ha ricordato». Così Bruno Carraro ha chiamato la moglie, Mirta Ragazzon, dicendole “andiamo a prendere una cosa bella”. «Quando siamo arrivati e ho visto la bici» racconta ancora Bruno Carraro, «mi sono emozionato, così come mia moglie. Nel viaggio di ritorno mi sono fermato solo a bere un caffè ma ho parcheggiato la macchina in modo che potessi sempre tenerla sotto controllo. Questa bici per me ha un valore grandissimo e rimarrà sempre con me».

Giacomo Piran

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