Gennari, un bel colpo Pro... Venezia

Terza vittoria in trasferta per Collauto e compagni. Espugnato lo «Speroni» di Busto Arsizio con una partita attenta e concreta
BUSTO ARSIZIO. La trama ideale per una partita da vincere in trasferta. Un gol lampo, alla prima occasione, e poi maniche rimboccate per mantenere il successo, proteggerlo, accarezzarlo con cura e portarselo a casa, per riempire una classifica che comincia a buttarla in veneto. Attore protagonista il Venezia, soggetto di personalità che si prende tutto e relega gli altri a comparsa. Cioè una Pro Patria ricca di storia e buona volontà, ma che sul piano tecnico non può competere con gli Over della laguna.


Riecco Gennari.
Ci voleva, glielo abbiamo chiamato tutta la settimana, questo gol. Succede che la Pro Patria perde un pallone a centrocampo, l'asse Collauto-Veronese vede una corsia d'autostrada e Gennari si infila dentro, fin troppo facile. Palla morbida da sotto, se lo fa Totti è un capolavoro, lo fa Gennari e allora c'è chi dice "era ora". Il portiere non ci arriva e la storia della partita prende un'altra direzione. La Pro Patria avrà anche la miglior difesa (quarto gol incassato) ma di certo non ha granchè in attacco, per cui obbligata a correre in salita per recuperare un gol non riesce a trovare la soluzione adatta. Che non può essere quella dei cross (di testa comandano i vari Mei, Pesoli, fino a Veronese e Gennari che tornano ad aiutare); che non può essere quella delle verticalizzazioni (il filtro di Brevi e Mattielig non fa passare nulla e che quindi si riduce all'idea - nemmeno messa tanto in pratica - di cercare la botta da fuori area. Totale, il Venezia non è mai messo in sofferenza, mai schiacciato e se i giochi restano aperti è perchè si preferisce gestire con attenzione la partita senza correre rischi necessari per trovare il secondo gol.

Intensità?
Va di moda parlare di intensità agonistica. Usiamo altre parole: Venezia e Pro Patria si scambiano cortesi randellate sulle gambe, non è partita per giocolieri e c'è da correre anche per i massaggiatori. Tutto sommato nessun fallo cattivo, capiamoci, non ci sono schizzi di sangue, ma nessuno tira indietro la gamba, quattro ammonizioni per gioco scorretto sono anche poche, e chi sa dare il meglio quando la partita diventa "fisica" riesce a brillare. Non a caso fa un figurone Mattielig, che diventa sin dal primo tempo il vero padrone del centrocampo.

Esperienza.
Non basta Tramezzani a risollevare la Pro Patria, neanche nel giorno in cui il biondo ex interista (37 anni) non è il più vecchio della contesa. «Davanti a Oscar Brevi mi sono sentito un ragazzo...» spiega nel dopo partita. La verità è che partite come questa rovesciano i principi di chi sostiene che servono "giovani che corrono". Serve mestiere, altro che storie, furbizia, e soprattutto tecnica. E il Venezia ne ha più della Pro Patria. Stop.

 
Lo sviluppo dei 90'.
D'Adderio gioca con il collaudato 4-4-2, la Pro Patria parte con un 4-3-3 che salta presto e in molte fasi non sembra avere un modulo preciso. I tre centrocampisti sono molto accentrati e lasciano spazio alle avanzate degli esterni, ma Candrina solo nel secondo tempo si affaccia nell'altra metacampo. Dentro Marino e poi Rosso, i biancocblu le provano tutte ma il prodotto non cambia. Molto movimento, molto ardore, ma quando il Venezia esce col pallone le splendide maglie a righe orizzontale sono prese in mezzo nel torello. A proposito di maglia, però, da licenziare chi ha avuto la pensata di mettere i numeri color oro su fondo bianco. Inguardabili. anzi, invisibili.

Palle gol.
Insomma poche emozioni. Anania vola nel primo tempo per un bolide di Mattielig, Aprea è un gatto quando Gasparello devia un diagonale di Candrina, il resto è solo una manciata di "vorrei ma non posso" che non centra la porta. «Può», invece il Venezia, che vince per la terza volta fuori casa, rivoltando il vestito dell'anno scorso. Avanti così ci si può divertire, anche con pochi tiri in porta.

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