E per regalo ti porto Bergomi

Calcio. Don Francesco Decio, ora a Torino, tornato a Spinea per festeggiare in campo i suoi 60 anni
TORINO. Il calcio secondo Don Francesco. Chi è vissuto nei campi parrocchiali e le domeniche le ha passate tra chiesa e campo, ha in mente incancellabile il ricordo del parroco che poteva partecipare alla ressa in campo, oppure assistervi pacatamente sino ad interromperla al primo sproloquio. E il flash back colpisce spontaneo quando cominci a parlare con Don Francesco Decio, classe 1957, parroco e professore a Torino, ma veneziano doc e vissuto a Spinea fino alle scuole superiori. Uno di quei parroci che può dire di essere cresciuto con il pallone, e di aver usato il calcio anche nella sua missione di evangelizzazione, mentre sorridendo racconta i festeggiamenti per il suo 60° compleanno, coronati con la partita in villa Decio a Spinea con un campione come Giuseppe Bergomi. «Mi hanno fatto un bel regalo. Tutto merito di mio fratello Luigi, così posso dire di aver giocato assieme ad un campione del mondo, io che ho giocato a Spinea fino all’under 23 e nel Trivengas Orgnano, da centrocampista, magari non con piedi buoni, ma da mediano classico». Il calcio comune denominatore di due fratelli e dei loro amici che si ritrovano, ancora dopo molti anni, come da ragazzi. «A questa ultima partita hanno partecipato i miei compagni di studi che poi hanno militato in categorie superiori come Elia Zanetti, Alessandro Zara, Vanni Tanozzi e Francesco Benvegnù, tutti di quel gruppo di Spinea poi passato al Treviso, ma anche Danilo Niero del Mira in C2 e Bertazzon che è stato nelle giovanili del Toro. Oltre a Luciano Favero. Sul campo gli stessi giocatori di un tempo, chi più passionale, chi più moderato, chi più leader. La vecchiaia non ha appiattito le nostre qualità». Il pallone come leitmotiv della vita di don Francesco, anche di quella vocazionale. «Nei miei anni di seminario, dalla metà degli ’80, ho partecipato alla Clericus Cup, torneo in cui per una banale protesta presi anche la prima espulsione. Nei ’90 assegnato alla neonata parrocchia di Fregene, avevo tra i miei parrocchiani Balbo, Batistuta e Caniggia. Ora a Torino dove insegno per il Collegio San Giuseppe dei Fratelli delle Scuole Cristiane, tra i miei alunni ho i figli di Pirlo, Grosso, Chimenti e Moretti. Capita di fare delle partite padri e figli, ma vinciamo ancora noi anziani». Don Decio conclude sorridendo: «Ricambierò organizzando la festa dei 60 anni di mio fratello Luigi, magari convincendo i papà dei miei alunni a venire a Spinea...».


Alessandro Torre


Riproduzione riservata © La Nuova Venezia