È morto Gianni Rossi, ex attaccante di Venezia, Juve e Bari: allenò i neroverdi Mestre, Treviso, Montebelluna e Cittadella

Eugenio Pendolini

VENEZIA

Se ne va un pezzo di storia del calcio veneziano. Gianni Rossi si è spento al Lido all’età di 84 anni, dopo una vita intera dedicata al pallone. Una carriera lunga 42 anni di professionismo ai massimi livelli, da numero 11 nelle fila del Venezia e della Juventus. E una volta ritirato, come allenatore del Venezia e del Treviso. Originario di Sant’Elena, promettente attaccante fin da giovanissimo, Rossi esordì con il Venezia nella stagione 1955-1956, anno in cui i neroverdi ottennero il primo posto nel campionato di serie C garantendosi l’accesso alla B. Per ben sette anni, Rossi difese i colori della sua città totalizzando fino al 1962 ben 124 presenze e 24 gol.

E proprio nella stagione ’61-’62, durante la quale il Venezia si trovò a giocare nella massima serie, le capacità tecniche di Rossi attirarono le attenzioni dei club più importanti d’Italia. Da lì, il grande salto nella Juventus (stagione ’62-’63) che però si rivelò più difficile del previsto. In un anno, infatti, riuscì a totalizzare solo cinque presenze (realizzando un gol). A condizionare la stagione, un lutto familiare e l’esplosione del giovane attaccante padovano Bruno Nicolè. Rossi incontrò maggior fortuna nella sua esperienza al Bari (stagioni ’63-’66). Dieci anni più tardi, l’esordio da allenatore. Rossi si fece conoscere soprattutto nella Marca. Dal ’77 al ’79 allenò il Montebelluna mentre dal ’79 all’82 il Treviso in serie C. Il destinò lo riportò in laguna, per disputare la C/2 sulla panchina del Venezia (stagione ’83-’84). «Di Rossi conservo un ricordo meraviglioso”, le parole commosse di Walter Ballarin, celebre bomber veneziano, «al Venezia ci fece passare una bella annata. Ricordo quando feci il gol partita contro il Pavia e corsi nella panchina ad abbracciarlo».

La carriera di allenatore di Rossi si concluse nel ’97, dopo un’altra esperienza sulla panchina del Venezia. Un legame indissolubile con la sua città, tanto che – dopo la notizia della scomparsa – l’avvocato lidense Mario D’Elia propone che stasera, in occasione di Venezia-Torino Penzo, la squadra di Zanetti scenda in campo con il lutto al braccio. —

Eugenio Pendolini

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