Da Lio: «Macchè rissa, ho soccorso mia sorella»

BURANO. Non ci sta, non vuole passare per il violento, e adesso ha deciso di dire la sua, dare la sua versione e fare chiarezza. Mattia Da Lio si trova al centro del caso Gorghense-Burano, si è parlato di rissa, il giudice sportivo proprio venerdì sera ha sancito la sconfitta per 3-0 a tavolino della sua squadra, il Burano. «È stato tutto frainteso» premette Da Lio rivendicando la sua “non colpevolezza”. Il venticinquenne attaccante del Burano si difende dalle accuse che, dopo la lettura del referto arbitrale, piovono sul suo conto. Un comunicato ufficiale implacabile sul comportamento del trequartista che viene indicato come il responsabile di comportamenti violenti: «lo stesso giocatore, non riuscito a superare la recinzione, cercava di colpire i tifosi al di là con dei calci» si leggeva nel comunicato «e a nulla sono valsi i tentativi del capitano del Burano a calmarlo».
Di tutt’altro avviso il ricordo del giocatore veneziano, alla sua prima espulsione e che in tutto il campionato aveva collezionato una sola ammonizione. «Prima di tutto sono stato espulso ingiustamente» precisa Da Lio, «al 46’ del secondo tempo, quando eravamo in vantaggio per 1-0, dopo essere stato atterrato da un avversario, invece di rimanere a terra, mi sono alzato per affrontarlo, visto che aveva un atteggiamento provocatorio», le prima dichiarazioni di Da Lio. «Ci siamo affrontati ma senza nemmeno toccarci e quando sono arrivati i nostri rispettivi compagni, qualcuno della mia squadra ha atterrato il difensore che mi aveva fatto fallo. Nella concitazione l’arbitro ha creduto fossi stato io a buttarlo a terra e mi ha espulso». Un primo torto a suo dire che si aggrava con le successive vicende. «Non ho mai voluto scavalcare la rete per raggiungere i tifosi avversari, molto più numerosi e aggressivi. Ma volevo solo intervenire perché proprio vicino alla rissa che si era scatenata in concomitanza con la mia espulsione, mia sorella era svenuta e rischiava di venire travolta». Un tentativo interrotto dal capitano del Burano. «Mi ha detto di calmarmi, ma voi non avreste fatto altrettanto sapendo vostra sorella a terra vicino a persone che si stavano picchiando? Non ho mai alzato le mani contro nessuno e lo possono testimoniare anche i dirigenti e l’allenatore della Gorghense che poi mi hanno accompagnato fuori dal campo». Ma non per rientrare negli spogliatoi. «Sono andato verso mia sorella per prenderla in braccio per portarla fuori e ringraziare lo staff della Gorghense che dopo si era prodigato per assisterla». Intanto la giustizia sportiva ha fatto il suo corso infliggendo a Da Lio tre giornate di squalifica.
Alessandro Torre
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