Con i fratelli Bergamasco il Campus 2MB dal 19 giugno a Bibione

CON I RAGAZZI. Mauro Bergamasco ieri a Bibione
BIBIONE.
Il rugby come veicolo per trasmettere dei valori assoluti, non solo sportivi, ma anche sociali come il sostegno, la solidarietà e l'abitudine al sacrificio. Perché la meta del rugby è la meta della vita. E' questo il messaggio che arriva dal «Campus Rugby 2MB Mauro e Mirco Bergamasco», una iniziativa sportiva - educativa promossa dai dieux du Stade (così i loro tifosi dello Stade Français li hanno chiamati) Mauro e Mirco Bergamasco, i due fratelli padovani più famosi del rugby italiano. Un Campus che si svolgerà al camping Capalonga di Bibione Pineda dal 19 al 25 giugno che avrà come testimonial lunedi 20 il rugbista neozelandese Jonah Lomu, la prima vera "superstar" della palla ovale mondiale dall'avvento del professionismo.
Il Campus è rivolto ai ragazzi nati dal 1997 al 2001, e prevede non solo attività agonistica sul campo ma anche fuori, dedicate alla socializzazione e al gioco di gruppo. Alla presentazione, ieri, solo il più vecchio dei due Bergamasco, Mauro, in quanto Mirco è impegnato nella finale del campionato francese con il Racing Métro, la sua nuova squadra dopo una vita passata a giocare insieme con il fratello allo Stade Français. «Vogliamo insegnare ai ragazzi che si iscriveranno - ha spiegato Mauro Bergamasco - i tre principi del rugby per poi praticarli anche nella vita di tutti i giorni. Andare sempre oltre l'ostacolo, cercare il sostegno e darlo ai compagni e pressare l'avversario nel gioco anche quando è senza la palla. A questi tre principi vanno aggiunti altri tre elementi che sono il rispetto, l'amore e la passione». E sotto questo punto di vista la grande novità del progetto rugby 2MB (marchio nato stilizzando le iniziali della firma di Mauro) è che il Campus ospiterà sei giovani, due dalla sezione AIPD ONLUS di Treviso e quattro da quella di Venezia, affetti da sindrome di Down. «E' un modo - spiega Bergamasco - di non fare sentire diversi i giovani che hanno queste difficoltà, includendoli nella pratica sportiva e sociale di tutti i giorni. Lo sport deve essere anche uno strumento di integrazione».
Riproduzione riservata © La Nuova Venezia
Leggi anche
Video