Christian Presciutti il bomber del Settebello

Pallanuoto. Nato a Venezia, dove ha ancora parenti, e cresciuto a Spinea «Ora vivo a Roma e gioco a Brescia, ma appena posso torno in laguna»
Di Simone Bianchi

VENEZIA. Nella nazionale di pallanuoto che parteciperà alle Olimpiadi di Rio de Janeiro, tra le punte di diamante c’è Christian Presciutti, che a questo Settebello darà ancora un pizzico di venezianità. Campione mondiale a Shanghai cinque anni fa, e poi argento olimpico a Londra 2012, Presciutti è nato a Venezia e cresciuto a Spinea prima di trasferirsi alle porte della capitale. «Mia madre è veneziana, ma mio padre romano e in laguna è arrivato per servizio facendo il poliziotto» spiega l’attaccante della squadra di Brescia che ha vinto la Len Eurocup poche settimane fa. «era nelle volanti a Santa Chiara, e a inizio anni Ottanta venne ferito durante una sparatoria. A Spinea ho visto per la prima volta da vicino la piscina, ma dalle elementari mi sono trasferito con la famiglia in Lazio».

Un primo assaggio dell’acqua non piacevole.

«Infatti, non ne volevo sapere e mi nascondevo negli armadietti pur di non nuotare».

Con Spinea ha in comune città e piscina di Federica Pellegrini.

«Ci conosciamo, a volte abbiamo avuto occasione di parlare durante i collegiali, sono molto amico di Filippo Magnini».

Ma è rimasto comunque un legame con Venezia?

«Per tanti anni ho continuato a visitarla, ci abitava mia nonna. Quando è mancata ho diminuito i ritorni, però quando posso vado per salutare gli zii Francescone e Renata che mi vogliono sempre un gran bene. Venezia è una città speciale, un altro mondo».

Veniamo alla carriera, ricca di soddisfazioni.

«Ho sempre avuto la possibilità di giocare in squadre che lottavano per qualche trofeo. Ho vinto uno scudetto e tre coppe Italia, coppe continentali e soprattutto medaglie con la nazionale».

Ora che gioca a Brescia, la Pro Recco sembra lontana?

«Sono veramente i più forti. Abbiamo perso la finale anche quest’anno con loro, ma hanno l’esperienza che li salva nei momenti difficili».

Dopo l’argento di Londra, a 34 anni è l’ultima treno per puntare all’oro olimpico?

«Il Settebello di quest’anno è una squadra giovane con alcuni esperti, ma si respira la stessa aria che precedette Londra. Lì perdemmo l’oro con la Croazia, ma stavolta la squadra da battere è la Serbia. Poi con noi ci sono almeno altre 6-7 squadre sullo stesso livello. Sarà il torneo più equilibrato degli ultimi anni».

Con la soddisfazione di giocare con il fratello Nicholas.

«Una gioia immensa anche per i nostri genitori. Giochiamo insieme anche a Brescia, lui ha 11 anni in meno di me. Mia mia madre voleva farlo nascere a Venezia, ma in quei giorni ebbi un incidente in bicicletta e fui operato in ospedale. Così Nicholas è nato a Roma, laziale a tutti gli effetti».

Nella pallanuoto ve ne date di colpi proibiti sotto acqua.

«Credo che sia il bello del nostro sport, senza non sarebbe uguale. Ma poi, finita la partita, ci ritroviamo a ridere e scherzare con una birra al bar».

E a Guidonia sono già pronti per festeggiare.

«Nella frazione di La Botte vogliono organizzare il Presciutti Day. Speriamo di avere qualche motivo dopo le Olimpiadi...»

Riproduzione riservata © La Nuova Venezia