Brunello Giglio, il carisma del capo degli arbitri

Reduce dagli Internazionali del Foro Italico, ora dirige il gruppo dei giudici di linea al Tc Mestre

MESTRE. Il Venice Challenge si è arricchito quest’anno di una delle figure più carismatiche ed esperte del tennis italiano: Brunello Giglio, capo degli arbitri anche nella ultima edizione degli Internazionali d’Italia di Roma, giunto a Mestre per gestire la situazione di sua competenza e coordinare il lavoro dei giudici di linea. Un ruolo che al Foro Italico di Roma svolge da dodici anni, spostandosi poi anche in numerosi altri tornei del circuito Atp Challenger, come appunto quello in corso in via Olimpia.

«Attualmente in Italia siamo solo in sette ad avere la certificazione internazionale di capo degli arbitri per un torneo» sottolinea Giglio, «una certificazione che ora è obbligatoria, mentre in passato anche i maestri potevano ricoprire questo ruolo. Si lavora nell’organizzazione del lavoro dei giudici di linea e, in caso di necessità, qualche giorno prima del torneo ci rechiamo nella sede per istruirli in caso di richiesta specifica».

Romano doc, Brunello Giglio è nel tennis da decenni. Da giocatore prima, da arbitro di sedia poi, con finali dirette anche a Roma nei primi anni Ottanta. «Quando mi sono reso conto di non poter scalare le graduatorie in quel settore ho deciso di specializzarmi come capo degli arbitri, ed eccomi ora qui anche a Mestre dopo l’ennesima esperienza a Roma. La passione per questa disciplina nasce da ragazzino ed è proseguita fino a oggi».

Diventare giudici di linea spesso è una naturale prosecuzione delle esperienze fatte da raccattapalle in giovanissima età. Secondo Giglio in Italia i giudici di linea stanno crescendo per qualità e prestazioni, però è necessario un cambio generazionale e vanno promossi nuovi reclutamenti. Poi tutto il sistema di gestione delle partite e dei tornei ne può risentire in maniera positiva. Anche da noi sono tantissimi i tornei del circuito Atp Challenger, e questo è merito del grande sforzo di dirigenti di circoli che hanno grande passione e competenza, e che riescono a superare spesso grandi difficoltà politiche, burocratiche e demaniali. Per noi le soddisfazioni non mancano: nel mio caso specifico il voto che si riceve dal supervisor a fine torneo, mentre i nemici numero uno di questi anni sono le scommesse e i telefonini. Per questi ultimi non intendo solo quelli del pubblico sulle tribune, perché talvolta ci sono gli stessi giudici di linea che se li tengono in tasca e magari suonano a partita in corso».(s.b.)

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