Borella, un maestro per i giovani olandesi

L’Olanda chiama e Andrea Borella risponde. In un periodo in cui tanti maestri italiani stanno esportando la nostra scherma all’estero, anche l’olimpionico mestrino sta dando il suo contributo. Non a livello di prima squadra, ma di supporto per i giovani. Ed ecco che una collaborazione iniziata per amicizia con un ex avversario di Coppa del Mondo degli anni Ottanta e Novanta, si è trasformata in qualcosa di più serio, e che lascia aperta una porta all’ipotesi di diventare anche commissario tecnico nei Paesi Bassi. «Tempo fa un collega olandese mi chiese di fare uno stage» spiega l’ex campione mondiale di fioretto, «poi la cosa è sfociata nel creare una vera e propria scuola magistrale che formasse giovani maestri. In Olanda in questo momento non ci sono atleti di livello assoluto nel fioretto, ma solo di categoria cadetti e giovani. Ho così esportato gli insegnamenti ricevuti da Livio Di Rosa al Circolo Scherma Mestre, attualizzandoli sotto alcuni aspetti. Per gli olandesi è stata una mezza rivoluzione, perché loro avevano ancora un concetto di scherma vecchio stile.
Borella nei weekend liberi dagli impegni con la Comini Padova, dove insegna assieme alla moglie Francesca Bortolozzi, si reca ad Amsterdam, Alkmaar, Hertogenbosch e Arnhem, le città sedi dei quattro circoli principali del Paese. «Mi hanno proposto di seguire i loro giovani, ed è una bellissima esperienza» aggiunge Borella, «magari, un giorno, con le condizioni ideali questa cosa potrebbe anche assumere dei connotati diversi, magari per un ruolo di c.t., ma ad oggi credo che i tempi non siano ancora maturi. Oltretutto, in Olanda le federazioni prima vogliono vedere se sei in grado di raggiungere un certo livello, poi ti pagano. L’esatto contrario di quel che succede da altre parti. Lo scorso anno ai Mondiali cadetti e giovani, i ragazzi olandesi si sono pagati le spese e il viaggio. Però hanno talento, fisico e capacità per emergere tra qualche anno».
Un’esperienza di vita nuova per un grande campione, oggi maestro. «Un motivo di crescita anche per me”, conclude, «e spero di proseguire questa esperienza. Questi sono i momenti in cui pensi anche a quanto ha lasciato dietro di sé Livio Di Rosa, a quanti suoi ex allievi ora insegnano e tramandano i suoi dettami. E al peccato che non ci siano scritti o video di sue lezioni.
Simone Bianchi
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