Alessandro Manente «Sudore e impegno per gustare il trionfo»

SANTA MARIA DI SALA. Alessandro Manente, 43 anni, vive a Santa Maria di Sala, con la compagna Mary e due figli, Filippo e Giammaria. Tesserato con la società sportiva Brema Running Team di Martellago, lavora nel campo dell'edilizia come operaio. Nella ricca realtà veneziana del settore master, Alessandro Manente occupa una posizione di preminenza fra i runners. Nella sua quasi ventennale carriera partecipato a 25 maratone, ad innumerevoli tappe del Circuito Libertas Run, a competizioni su strada anche a livello internazionale. E focalizzando l'argomento maratona, in quella di Venezia su otto partecipazioni, quattro volte è risultato il primo veneziano al traguardo di Riva Sette Martiri. Poi a Padova il miglior triveneto (nel 2006 con il tempo di 2h27'45"). E come limite personale un 2h21'03" di tutto rispetto (Venezia 2003; 15° assoluto). Insomma uno stradista di prima schiera. In gioventù ha praticato calcio e si definisce un autentico autodidatta. Lui che le maratone le ha sempre corse da assoluto protagonista, ora ha scelto la strada di allenatore di atletica leggera, e spiega il problema dell'abbandono dei giovani a questa disciplina, il doping, e qualche suggerimento utile per portare a termine una maratona.
Cosa consiglierebbe a chi pratica il running ? «Evitare allenamenti sconsiderati, seguire i consigli di un esperto e fare controlli medici seri e periodici. Conoscere la propria soglia e far buon uso di un cardiofrequenzimetro non può che migliorare le prestazioni. Credo che chiunque faccia dello sport, anche non agonistico, trovi il piacere di migliorarsi. Inoltre anche se sembra ovvio pochi lo fanno, scaldarsi sempre bene e terminare l'allenamento con degli esercizi di allungamento senza strafare durante».
Attualmente è anche un allenatore di atletica leggera. L'aspetto che preoccupa è l'abbandono di questo sport da parte di tanti giovani. Cosa succede? «I valori che dovrebbero scaturire dalla pratica sportiva dovrebbero essere altri: salute e stili di vita ma anche occasione per relazionarsi e confrontarsi con gli altri. Mi piacerebbe che l'avviamento allo sport fosse il frutto di una scelta culturale consapevole. Ho deciso di allenare un gruppo di ragazzi e di andare direttamente sul campo, per ascoltarli e capire più da vicino i motivi di un fenomeno che purtroppo è ampio e riguarda tantissimi giovani. Purtroppo il tasso di abbandono annuale è molto alto. Il 56% ritiene che la fascia di età maggiormente colpita dal fenomeno sia quella tra i 15 e i 16 anni. La corsa non esercita più una grande attrattiva nei confronti dei giovani perchè è soprattutto fatica».
E sulla piaga del doping ? «È quanto più deleterio possa esistere per uno sportivo, se cosi si può definire un atleta che utilizza sostanze proibite e dannose, solo per poter vincere o emergere a un qualsiasi sport. Lo sport» conclude Alessandro Manente, «deve essere sudore e impegno. Solo in questo modo la vittoria è veramente tua».
Giancarlo Noviello
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