Venezia e l'unità d'Italia. Dalla laguna a Marsala 24 veneziani coraggiosi al seguito di Garibaldi

Il tributo della città al Risorgimento: Manin, Tommaseo la presa dell’Arsenale e la Repubblica
l 17 marzo 2011 il nostro Paese compie 150 anni. In questa data, nel 1861, a Torino - dopo la prima riunione del nuovo Parlamento italiano sotto la corona di re Vittorio Emanuele II - venne proclamata l’Unità d’Italia. Ma più imminente è la commemorazione del giorno in cui 1.162 uomini indossarono camicie rosse e da Quarto (Genova) partirono alla volta del Regno delle Due Sicilie con sbarco a Marsala. Parliamo, naturalmente, della Spedizione dei Mille guidata da Giuseppe Garibaldi: oggi si festeggiano i 150 anni dalla partenza dei garibaldini, fra i più celebri e amati protagonisti del Risorgimento.


Camicie rosse.
Anche Venezia, che entrò a far parte del Regno d’Italia nel 1866 con il plebiscito del 21 ottobre, ha avuto le sue camicie rosse: furono in venti a partecipare alla spedizione di Garibaldi. Anzi in 24, se a quelli del centro storico e della terraferma si aggiungono i 4 di Chioggia, fra cui Giuseppe Marchetti, classe 1849, il più giovane volontario dell’intera spedizione: al momento dell’imbarco aveva solo 11 anni.

Nel 1861, quando Garibaldi incontrò a Teano Vittorio Emanuele II dopo aver conquistato il Regno delle Due Sicilie, Venezia era ancora lontana dal vedersi parte dell’Italia. Fino al 1866, infatti, rimase sotto i dominio austriaco e, con Mantova e il Friuli, fu annessa al Regno solo dopo la terza guerra di indipendenza.


Ma il 2011 sarà l’occasione per rivisitare e approfondire tutti gli episodi del Risorgimento che hanno portato all’unificazione, a partire dalla prima guerra di indipendenza e ai moti rivoluzionari del 1848 che, a Venezia, hanno fatto emergere le figure di Daniele Manin e Niccolò Tommaseo.


Il museo.
Dal 1997, la nostra città non ha più un museo del Rirsogimento. Fino a poco più di dieci anni fa si trovava al secondo piano del Museo Correr, ma, per allargarne lo spazio espositivo, è stato rimosso. Le opere, gli oggetti e i cimeli del Risorgimento vengono però riutilizzati per mostre temporanee che, negli anni, sono state dedicate anche a Manin, Tommaseo e alla Venezia del ’48.


Il Quarantotto.
«Dopo il 1848-’49, Venezia rimane un po’ esclusa dagli avvenimenti che scuotono l’Italia, ma il Quarantotto è ricco di aneddoti e vicende che meritano di essere conosciute - spiega il presidente dell’Ateneo Veneto, Michele Gottardi - Fra queste, c’è la presa dell’Arsenale del 22 marzo. Nel cantiere navale lavoravano 800 operai e quella mattina uccisero il colonnello Marinovich, che si opponeva alle loro richieste di alzare i salari. Gli fecero fare un volo dalla torre dell’Arsenale, presso Porta Nuova».

Il 22 marzo del 1848 segnò l’inizio della rivoluzione, a Venezia, perché fu in quella data che venne proclamata la Repubblica di San Marco in seguito all’insurrezione iniziata cinque giorni prima contro il governo austriaco. Daniele Manin e Niccolò Tommaseo, in prigione per essersi opposti agli austriaci, vennero liberati e si misero alla guida del nuovo Governo Provvisorio, subito proclamato. Presidente fu Manin, ma la Repubblica ebbe vita breve: il 24 agosto 1849 venne la città rioccupata dall’esercito asburgico, dopo una resistenza di 17 mesi. «Dopo l’uccisione di Marinovich - racconta ancora Gottardi - Manin aveva intenzione di occupare l’Arsenale da solo con suo figlio ma, attraversando la città per le calli interne, raccolse tutte le guardie civiche che incontrava e si presentò all’ingresso. Con i suoi amici distribuì armi agli operai e fecero prigioniero il vice ammiraglio Stefan von Martini». Durante il Governo Provvisorio, le maestranze dell’Arsenale diventarono 2.500 e vennero costruite navi per la nuova flotta.


Venezia nell’ombra.
«Dopo la prima guerra di indipendenza, il ’49 e gli esili di Manin e Tommaseo - dice ancora Gottardi - Venezia rimane un po’ nell’ombra. Gli anni fra il 1859, dopo la seconda guerra d’indipendenza, e il 1866, sono quelli della repressione da parte degli austriaci, che hanno perso la Lombardia».


Il 1866.
Del ’66 veneziano, una delle più belle immagini è quella del film «Senso» di Luchino Visconti dove, alla Fenice, davanti al «Trovatore» di Verdi si scatena una manifestazione irredentista. Sono gli ultimi momenti dell’occupazione austriaca.

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