«Subito il confronto o andiamo a Roma»

Ultimatum dei presidenti alla Regione per la gestione dei poteri
VENEZIA. Questa volta non scherzano: se Regione e Parlamento, in particolare la prima, magari pungolata dalla seconda, non avvieranno un confronto con le Province, queste marceranno su Roma. L’ultimatum è stato messo a punto ieri a Venezia dove i presidenti di giunta e consiglio ed i consiglieri delle sette Province venete, hanno votato un documento in cui chiedono l’urgente istituzione del Consiglio delle autonomie locali. Dopo i risultati deludenti del primo documento sul federalismo già inviato a palazzo Balbi ed i continui attacchi del governatore sull’inutilità degli enti in questione, i presidenti mettono le mani avanti.


«Tra una decina di giorni è prevista una nuova convocazione dell’Unione regionale delle Province venete - sostiene il trevigiano Leonardo Muraro - se non avremo ricevuto segnali di cambiamento concreti, cercheremo le risposte che ci servono direttamente a Roma, chiedendo di essere ricevuti dal ministro Lanzillotta». Le Province, riunite a Ca’ Foscari, hanno ricevuto anche il sostegno dell’Upi (Unione province italiane) con il presidente Fabio Melilli, e dell’Anci Veneto Vanni Mengotto. Malgrado le polemiche innescate da alcuni consiglieri padovani del centrosinistra, che hanno disertato l’incontro per una mancanza di autocritica sul tema dei tagli e degli sprechi in politica, per gli altri il documento ha ricevuto un varo plebiscitario e bipartisan. «Questo è solo l’inizio - insiste Muraro - la strada intrapresa ora continuerà fino all’ottenimento di quanto ci compete. Le Province nel corso degli anni hanno acquisito numerose funzioni e competenze come quel ruolo di coordinamento che è previsto dal Testo Unico delle leggi sull’ordinamento degli enti locali. Del resto erano state eliminate dal fascismo, spero che Galan non voglia ispirarsi ad una dittatura».


Come sempre battagliero Sergio Reolon che non manca di sottolineare la peculiarità del Bellunese: «Il Veneto non è tutto uguale, è fatto di territori diversi che richiedono forti capacità di governo. Qui sta il grande ruolo che possono svolgere le Province se messe nelle condizioni di poterlo fare».


Sorride agli attacchi del presidente Galan Vittorio Casarin: «La Regione deve cominciare a riflettere perché ormai dice una cosa e ne fa un’altra - sostiene il padovano - ci vengono date deleghe su turismo, urbanistica ed economia, ma serve anche la copertura economica. Noi siamo disposti a ridurre il numero dei consiglieri, ma le Province restano indispensabili per la loro valenza di coordinamento con gli enti locali, come previsto dalla Costituzione». Il documento sottolinea che «L’istituzione è essenziale per il corretto ed equilibrato funzionamento dei rapporti tra Comuni e Regione, nel rispetto del principio della sussidiarietà, ma anche che gli sprechi sono certamente, e non solo, là dove vi è inutile e dannosa sovrapposizione di funzioni, e là dove dette sovrapposizioni vengono strumentalmente create con organismi sovracomunali di vario tipo che operano sul territorio, sottraendo competenze agli enti locali ed impedendo di fatto il naturale svolgimento del ruolo della provincia sul territorio».


Pertanto: «Condividendo il principio del contenimento della spesa, occorre prevedere norme che contrastino il proliferare di detti organismi riconducendo ogni competenza e funzione alle assemblee elettive». Da qui la richiesta che Parlamento e Regione facciano la loro parte, in ossequio alla Costituzione, con l’emanazione di leggi statali e regionali. «Le Province - concludono - sono consapevoli che il processo riformatore non può avere tempi brevi, tuttavia non possono più accettare rinvii, né subire passivamente l’attacco politico alla loro esistenza». (s.zan.)

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