Cinquemila metalmeccanici a Mestre: vogliono il rinnovo del contratto

Da tutto il Veneto per la manifestazione organizzata dai sindacati uniti. Chiedono: 280 euro in busta paga e la riduzione dell'orario di lavoro a 35 ore a parità di salario. «Ci battiamo anche per chi è rimasto in fabbrica» 

Mitia Chiarin
La manifestazione dei metalmeccanici a Mestre per il rinnovo del contratto (ph Pòrcile)
La manifestazione dei metalmeccanici a Mestre per il rinnovo del contratto (ph Pòrcile)

Circa cinquemila da tutto il Veneto, arrabbiati e decisi a urlare la loro rabbia a Mestre la mattina di venerdì 20 giugno. «Vogliamo il contratto» urlano i metalmeccanici di CGIL CISL e UIL. Sindacati di nuovo tutti assieme in piazza per lo sciopero nazionale per il rinnovo del contratto di lavoro.

«Federmeccanica ascoltaci , stai dalla parte giusta della storia»,  urlano dal palco dopo il corteo partito dalla Fincantieri di Porto Marghera.

Per lo sciopero si sono fermate 80 fabbriche venete.

Ci sono i delegati di tutte le principali aziende della regione: Fincantieri, Speedline, Marelli , Carraro, Leonardo e tante altre.

Le richieste

Chiedono un rinnovo contrattuale che porti altri 280 euro in busta paga, la riduzione dell'orario di lavoro a 35 ore a parità di salario. Tanti lavoratori raccontano che oramai lo stipendio non basta più per sostenere il costo della vita delle loro famiglie mentre aumentano i profitti delle aziende.

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Il timore è anche quello che molte aziende oggi spingano per delocalizzare all'estero. «Il contratto nazionale è un diritto», ribadiscono dalla piazza.

Per i metalmeccanici questa è la quarantesima ora di sciopero. «A chi è rimasto in fabbrica ricordiamo che ci battiamo anche per loro», spiega un delegato originario dell'Africa.

Da Piazza Ferretto si dice no anche alla diffusione del precariato a cui va messo un freno limitando anche i contratti in somministrazione. E poi basta morti sul lavoro perché il lavoro è dignità. Da Rovigo a Padova, da Vicenza a Venezia fischi e urla si ripetono. Da mesi non si vedeva una manifestazione così arrabbiata.

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Fronte sindacale unito

Tra CGIL CISL e UIL dopo la rottura sul referendum sono le proteste di categoria a riunire il fronte sindacale. E ci sono in piazza anche le bandiere della pace perché i lavoratori chiedono anche la fine della guerra, la tutela dei bambini di Gaza.

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E si discute tra piccoli gruppi di lavoratori sotto un sole cocente. Conclusioni affidate al segretario nazionale UILm Palombella.

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