L’Uomo Vitruviano di Leonardo da Venezia a Roma. Sarà assicurato per 800 milioni di euro

Le Gallerie dell’Accademia lo esporranno nella sede del Senato di Palazzo Giustiniani dal 5 maggio all’11 giugno nel settantacinquesimo anniversario della prima seduta del Senato e dell’entrata in vigore della Costituzione

L'Uomo Vitruviano disegnato da Leonardo da Vinci. A destra il foglio originale conervato nel Gabinetto delle Stampe e dei Disegni antichi delle Gallerie dell'Accademia
L'Uomo Vitruviano disegnato da Leonardo da Vinci. A destra il foglio originale conervato nel Gabinetto delle Stampe e dei Disegni antichi delle Gallerie dell'Accademia

L’Uomo è la misura di tutte le cose. Questo pensiero, clamoroso, così mortale ed eterno al tempo stesso, è il senso del cerchio e del quadrato immaginati da Leonardo da Vinci. Che nel cerchio e nel quadrato, appunto, ha messo una persona. Ce l’ha accompagnata con le sue mani, disegnandola sulla carta e consegnandola alle cose che non hanno tempo.

L’Uomo Vitruviano, uno dei capolavori assoluti del Rinascimento e una delle icone più conosciute nel pianeta, esce dalle Gallerie dell’Accademia, lascia Venezia per un po’: la notizia è di per sé impressionante, perché questo ragazzo del 1490 non va spesso in viaggio.

La destinazione è Roma. Il disegno sarà esposto al Senato, nella sede di palazzo Giustiniani, dal 5 maggio all’11 giugno. E sarà assicurato per 800 milioni di euro.

Chissà se è una cifra giusta: chi può dire, ragionevolmente, quanto vale quella carta disegnata che ha cambiato il pensiero moderno? Serviva un motivo speciale, per farlo. L’opportunità, diciamo così, è quella di celebrare il settantacinquesimo anniversario della prima seduta del Senato e dell’entrata in vigore della Costituzione.

Palazzo Madama, dunque, sarà la casa di questa vacanza speciale. Nella richiesta di attivazione della procedura per la concessione della garanzia di Stato si legge che il Senato «si farà carico delle necessarie misure di sicurezza».

Tra l’altro, con l’opera di Leonardo saranno esposti anche l’originale della Carta Costituzionale, quello dello statuto Albertino e una serie di documenti che hanno costituito il cosiddetto “Cammino Costituzionale”. Ma è chiaro che quell’uomo magico, capace di accarezzare il perimetro di un cerchio con le mani e con i piedi, in varie estensioni, è l’attrazione assoluta.

L’opera di Leonardo è un disegno a penna su carta (un rettangolo di 34,4 x 24,5 centimetri) realizzato nel 1490 dal genio toscano e conservato – ma non esposto – nel Gabinetto dei disegni e stampe delle Gallerie dell’Accademia di Venezia. Un corpo nudo in una duplice posizione, massimo esempio di armonia e proporzione, all’interno di una doppia figura geometrica, il cerchio che rappresenterebbe il cielo e il quadrato che simboleggia la terra: è l’epitome dell’Umanesimo e dell’antropocentrismo, in un’immagine racconta un’epoca e una svolta dopo la quale niente, nel pensiero e nelle azioni, sarà uguale a prima.

Le notizie che arrivano da Roma raccontano che un prestito sarà anche effettuato al Louvre di Parigi.

Fino a qualche mese fa l’Uomo Vitruviano aveva fatto parlare di sé per un’altra vicenda: lo avevano fatto a pezzi. Anzi, a pezzettini. Per un puzzle. Come sempre quando in gioco ci sono nomi come Venezia o Leonardo, la storia aveva fatto il giro del mondo.

Era la storia della battaglia legale lanciata, condotta e vinta dalle Gallerie dell’Accademia per proteggere l’immagine del disegno; l’esito era stata un’ordinanza emessa dal Tribunale di Venezia che vieta alla società tedesca Ravensburger e a due aziende collegate di mettere in commercio senza permesso in Italia, all’estero e online i puzzle che riproducono l’opera.

Era stato un tema interessante quanto curioso. Ma ora lascia il passo a titoli diversi, da una delle “spedizioni merci” più importanti della storia alla polizza con la somma scioccante. C’è un trasloco in vista: farà discutere.

Quel viaggio a Parigi inondato da polemiche

Per otto settimane, nell’autunno del 2019, l’ Uomo Vitruviano lasciò le Gallerie dell’Accademia e fu esposto al Louvre di Parigi. Una trasferta duramente contestata da Italia Nostra il cui ricorso al Tar era tuttavia stato respinto. Il delicatissimo e preziosissimo disegno di Leonardo del 1490 era stato riposto in una valigia protetta e climatizzata, e trasportato fino a Parigi dove rimase in esposizione dal 24 ottobre al 16 dicembre.

La piramide del Louvre a Parigi
La piramide del Louvre a Parigi

Un viaggio e un soggiorno blindatissimi. A metà dicembre il capolavoro del genio del Rinascimento era tornato a casa, a riposare nel caveaux delle Gallerie dell’Accademia. A fargli da angelo custode, all’andata e al ritorno, il direttore delle Gallerie Giulio Manieri Elia, con la collaborazione dei carabinieri del Nucleo di Tutela, della polizia aeroportuale e da Save.

Molti esperti e buona parte dell’opinione pubblica si erano opposti al prestito per l’unicità dell’opera, tanto che Italia Nostra aveva fatto ricorso, poi respinto.

La vicenda giudiziaria, passata alla storia per aver messo in luce un dibattito contemporaneo sui prestiti di opere, ha tenuto con il fiato sospeso italiani e francesi e messo più volte in crisi la diplomazia tra i due Paesi.

Alla fine, a pochi giorni dall’apertura per i cinquecento anni della morte di Leonardo, il Tar aveva dichiarato possibile il viaggio che sarebbe avvenuto all’ultimo minuto. Per mesi si continuò a criticare come il Louvre avesse esposto il disegno che, a differenza di quanto accadeva a Venezia, si poteva fotografare. —

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