Zaia avvisa Roma: «La mia lista può valere il 45 per cento. Farò le mie scelte»

Il presidente del Veneto: «Aspetto che dalla capitale qualcuno ci dia delle linee guida, dopo di che valuteremo». Stoccata al tavolo nazionale: «Siamo in uno stagno». Lega in fibrillazione, da Marcato alle sezioni di Treviso

Enrico Ferro
Luca Zaia
Luca Zaia

Luca Zaia affila gli artigli e lancia messaggi chiari per far capire a tutti che non si farà rottamare così facilmente. E con l’opzione del terzo mandato ormai tramontata, l’arma che gli rimane è quella del consenso.

«L’ultima statistica dice che una lista come la mia può arrivare al 40-45%. Cercheremo di capire se il centrodestra la vuole valorizzare oppure no. Dopo capiremo cosa faremo», ha detto da Roncade, con l’elmetto giallo in testa per la posa della prima pietra al passaggio a livello sulla linea ferroviaria Venezia Mestre-Trieste. È una protezione da cantiere ma potrebbe essere visto anche in chiave evocativa, di preparazione alla battaglia. Giorgia Meloni non vuole neanche sentirne parlare di una “lista Zaia”, forse l’unico soggetto politico in grado di scalfire l’altissimo consenso che attualmente riscuote il suo partito in Veneto. La prossima giunta regionale sarà molto diversa da quella attuale, dove le percentuali bulgare raggiunte dal presidente Zaia hanno letteralmente dopato i voti in quota Lega, relegando gli alleati del centrodestra a un angolino. Stavolta FdI punta a fare la parte del leone e una eventuale “lista Zaia” si configura come l’unico elemento di possibile disturbo nella trionfale marcia verso i palazzi della politica regionale.

«Sono imbarazzato», ha continuato Zaia. «Non ho mai utilizzato la mia lista come strumento politico ma come strumento di adesione. E magari anche di rispetto nei confronti di chi ha sempre voluto sostenermi, pur non votando centrodestra. Quindi ci vuole rispetto per tutti. Dopodiché i dati parlano da soli».

Insomma, il “Pres”, così lo chiamano quelli della sua schiera, è on fire. Pronto a scendere in campo, pronto anche a disobbedire. Del resto, fonti ben informate all’interno della coalizione di centrodestra dicono che non sia ancora stata formulata alcuna proposta concreta all’uomo che per 15 anni ha guidato una delle regioni locomotiva d’Italia. E visto che lui pare non sia intenzionato ad arrendersi al divano di casa, ha tutto l’interesse ad alzare il tiro. Della serie: se volete governare il Veneto dovete passare di qua.

Poi però c’è chi lo conosce bene e sostiene che mai e poi mai Zaia potrebbe compiere un simile gesto di disobbedienza. Alzi la mano chi è mai rimasto ferito da uno spigolo di Zaia. Pare nessuno. Molto più probabile, quindi, che alla fine si convinca a portare acqua al mulino della Lega e del centrodestra, magari come capolista del Carroccio. Che già scalzare la dicitura “Salvini premier” con il proprio nome sarebbe una bella soddisfazione.

In questo contesto magmatico si inseriscono però altre variabili e tutte rischiano di danneggiare il partito di Matteo Salvini. A partire da Roberto Marcato che si è autocandidato presidente della Regione e prima o poi qualcuno dalle parti di via Bellerio dovrà battere un colpo, per finire con Toni Da Re che sarà il candidato di Liga Veneta Repubblica.

E ci sono pure le sezioni trevigiane che organizzano una raccolta firme per proporre la corsa solitaria. Mentre in Fratelli d’Italia sono tutti uniti sotto il nome e il volto della loro leader, e lo stesso accade anche in Forza Italia, nella Lega è il solito verminaio.

Il presidente uscente fatica a nascondere il proprio fastidio anche per questo tavolo del centrodestra, le cui mitologiche convocazioni non si contano. «Oggi ho difficoltà ad esprimere la mia personale idea, perché siamo ancora in uno stagno con un’acqua torbidissima», continua Zaia. «Oppure in una stanza buia in cui tutti cercano l’interruttore e stiamo aspettando di capire chi lo trova. Sto attendendo di capire cosa proporrà quel famoso tavolo nazionale di cui si è parlato in questi giorni, dove debba svolgersi e cosa debba fare. Alla fine qualcuno mi verrà a dire qualcosa. Dopodiché farò le mie considerazioni». E arriva anche un nuovo avvertimento: «Credo che la mia lista civica debba essere considerata un valore, se è vero che il centrodestra vuole ampliare il consenso. Ha sempre intercettato un elettorato che comunemente non vota a destra». A buon intenditor... —

 

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