Gobbo: «Io e Bossi mai in pensione»

Il sindaco di Treviso «blinda» la segreteria regionale. Asco, stoccata a Salton
Gian Paolo Gobbo
Gian Paolo Gobbo
 
TREVISO.
 «Caro Umberto, sono stufo». «Pure io, caro Paolone. Ma, di mollare, te lo puoi scordare: io e te non andremo mai in pensione». Così la racconta Gobbo. A quanto pare la segreteria veneta del Carroccio, i focosi tosiani, se la possono scordare: deve restare a Gobbo.
 Si sono visti lunedì scorso, il segretario nathionàl della Lega del Veneto Gian Paolo Gobbo, sindaco di Treviso, e il segretario federale, Umberto Bossi, per tornare a siglare il loro patto di ferro. Quello tra il boss del Carroccio e il suo fedelissimo in Veneto, l'unico che non lo ha mollato a metà anni novanta. Lunedì insieme a loro c'era pure «il» Bobo, Maroni, il ministro dell'Interno in salsa padana.  
Segretario Gobbo, come fate a dire che non ci sono tensioni nel Carroccio, e non solo veneto: basti ricordare il recente «peggio per lui» scagliato da Bossi contro Maroni. Per non parlare dei veronesi: Tosi vuola la sua segreteria.
 «Assolutamente nessuna tensione in Lega, non sta emergendo una nuova linea. La Lega è compatta, come sempre, anche in Veneto, ma certo è in atto una riflessione profonda sul governo».  
Insomma, a suo dire i problemi sarebbero solo con gli alleati del Pdl. La base padana, tra l'altro, vuole correre da sola ora più che mai.
 «Sento netta questa pulsione, è ovvio, inutile nasconderlo. C'è una richiesta di andare da soli, ma bisogna fare un riflessione tutti insieme».  
Ossia?
 «Da soli noi leghisti non saremmo riusciti a fare quello che abbiamo fatto: manca solo l'ultimo decreto, per attuare completamente il federalismo. Ma certo, capisco, ora non c'è solo il federalismo in testa ai nostri: nel contingente, c'è da fare i conti con la crisi, che è mondiale».  
Sono partiti i saldi, ma anche nella sua Treviso non ci sono le code ai negozi.
 «La gente ha paura di spendere, chi ha qualche soldo cerca di risparmiare o pensa piuttosto a una piccola vacanza, se può».  
La Lega parla tanto di federalismo, e intanto la tassazione locale aumenta, vedi il balzello sull'Rc Auto deciso dal presidente della Provincia Muraro.
 «Purtroppo è ossigeno per la Provincia: stiamo pagando a livello locale l'assistenzialismo romano, che ha azzerato profitti e utili del nord. Non è il federalismo che crea più spese, il problema è il sistema Italia e i decenni di aiuti dati a sproposito al sud: dovrebbe vivere di agricoltura e turismo e invece ci hanno messo le fabbriche che hanno solo inquinato l'aria e bloccato il turismo».  
I ministeri al nord a che servono?
 «Servono come primo passo verso il decentramento del potere. Per avere anche nella macro-regione padania, che produce il 70-80% del prodotto interno lordo, pari al 75% delle tasse, centri di potere come nelle capitali reticolari inglesi e nei lander tedeschi. Ma da leghista, i ministeri, in sé e per sé, come simboli, li eliminerei».  
Parlando di potere, che mi dice della feroce guerra in atto tra Lega e Pdl in Ascopiave?
 «Non è una guerra, ma solo un tentativo di capire come sono funzionate le cose lì fino ad oggi, con la gestione Salton. Perché, evidentemente, qualcosa c'è stato che...».  
Con la clamorosa sospensione dell'azzurro Salton e la nomina a presidente Asco del leghista Zugno è finita un'epoca.
 «Ai tanti Comuni soci di Ascopiave bisogna riversare più risorse possibili, più dividendi possibili, piuttosto che fare investimenti troppo grandi su determinati progetti. Vedi la nuova sede Ascopiave: sarebbe stato il caso di riversare quelle risorse sui Comuni».  
Nella nuova sede, quasi terminata, c'è anche una grande chiesa.
 «Si criticano tanto le spese della Provincia, attaccano Muraro per tre lampadari, ma nessuno guarda a queste cose. Evidentemente, però, anche i sindaci di Ascopiave si sono chiesti a cosa servisse una nuova sede così sontuosa. E' lo stesso discorso delle banche: hanno sprecato milioni in mega-sedi inutili. Era meglio, invece, avessero dato più credito alla gente».  
Torniamo al Carroccio: il segretario provinciale della Lega Toni Da Re, di fatto, è scaduto da un pezzo: passerà il testimone?
 «Resterà in carica e farà il quarto mandato. Non ci sono dubbi. Ha ottenuto ottimi risultati e lo voglio in sella».  
E lei? Ripeto: i veronesi vogliono la sua testa.
 «Gobbo è sempre in sella. Bossi mi ha detto che io e lui non andremo mai in pensione. Evidentemente...».

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