Regionali, accordo per il Veneto: presidenza alla Lega, ma FdI pretende tutto il resto

Verso le elezioni. I meloniani lascerebbero solo due assessorati al Carroccio e altrettanti a Forza Italia. Monta la rabbia dei consiglieri zaiani. Iniziano già a circolare i primi nomi in pole

Laura Berlinghieri
Il segretario veneto della Lega, in pole per la presidenza, Alberto Stefani con Luca Zaia e Matteo Salvini
Il segretario veneto della Lega, in pole per la presidenza, Alberto Stefani con Luca Zaia e Matteo Salvini

La presidenza di Regione alla Lega, ma a Fratelli d’Italia tutto il resto. Vicepresidenza di Regione, presidenza del Consiglio, tutti gli assessorati di peso, i vertici delle commissioni principali. E al Carroccio? Briciole: un paio di assessorati, ma due pure a Forza Italia. Fine.

È la stretta nella quale la Lega potrebbe ritrovarsi costretta: la trama tessuta dalla premier Meloni. Replica di quello che già avviene in Lombardia, dove, in questi due anni di amministrazione, i 22 consiglieri regionali di FdI – contro i 15 leghisti – hanno lavorato, preparando il terreno per lo stravolgimento politico, alla volta delle prossime amministrative. E “l’accordo segreto” di centrodestra prevederebbe esattamente questo: il Veneto alla Lega e la Lombardia a Fratelli d’Italia. E a Fratelli d’Italia pure le candidature nelle città: Venezia, Padova, Verona. E i principali ruoli di vertice tra palazzo Balbi e il Ferro-Fini.

È una proiezione del voto, pensano i meloniani. Senza la lista Zaia in campo, e il “Doge”, chissà, impegnato in Parlamento, con la speranza di un viceministero o di un sottosegretariato. Ma, a Venezia, i leghisti che hanno “tirato la carretta” per dieci anni, guardando al 2026 come all’anno della gratificazione dei loro sogni di gloria, ora sono infuriati: ancora fuori dalla giunta; persino costretti a prendere il pallottoliere, per immaginare la spartizione dei seggi con i Fratelli d’Italia. E, già in partenza, privi della lista che, 5 anni fa, aveva fatto eleggere metà di loro.

Qui Fratelli d’Italia

La presidenza di Regione, del Consiglio regionale. Gli assessorati più importanti: infrastrutture, sanità, lavoro. Le presidenze delle commissione principali. Quello che, con il subentro di Soranzo a Finco, è stato soltanto accennato.

FdI non ha intenzione di cannibalizzare Consiglio e Giunta regionali, ma di lasciare ai compagni di coalizione le pedine minori: questo, sì.

Si fanno già persino i nomi. Appare scontata la conferma in giunta di Valeria Mantovan, assessora a Lavoro e Istruzione, subentrata a Donazzan. In una logica di spartizione tra province, un assessorato potrebbe essere assegnato all’attuale capogruppo, il veneziano Lucas Pavanetto: “risarcimento” a Speranzon, per la mancata candidatura. E si fa il nome di Monica Mazzoccoli, assessora a Belluno, in “quota” De Carlo. E non è sfuggito l’inizio di campagna elettorale del veronese Massimo Giorgetti, ex assessore ai Lavori pubblici, che, sfiorato il ritorno in giunta al posto di Donazzan, potrebbe completare il rientro.

Qui Forza Italia

Dopo la marginalizzazione nell’amministrazione che si avvia alla sua conclusione – lo sfogo della capogruppo Elisa Venturini, all’ultima seduta del Consiglio, ne è stata la manifestazione plastica – gli Azzurri sperano nei voti e sperano nei ruoli. Parlando di assessorati, potrebbe legittimamente ambirvi la stessa Venturini. I cui rapporti con il coordinatore Tosi, però, non sono esattamente idilliaci. E allora molto si giocherà sulle preferenze alle urne, anche per ridisegnare gli equilibri interni al partito.

C’è poi Verona, dove Tosi punta a far eleggere due consiglieri, quantomeno per consolidare il controllo del partito. Ed è presumibile che il tentativo sarà quello di portarne uno a palazzo Balbi.

Qui Lega

Ma Verona non è indifferente nemmeno alla Lega; soprattutto, dopo aver smarrito (in parte) la stella polare vicentina. Perché da Verona arriva Paolo Borchia, numero due di Alberto Stefani (in pole per la presidenza) nella segreteria veneta del Carroccio. Altre considerazioni? Se il Carroccio esprimerà solo due assessori – escluso il bacino padovano, già gratificato dal ruolo più importante – è probabile che cercherà di difendere il suo “fortino” trevigiano. Un nome spendibile è quello di Alberto Villanova, che però sarebbe già stato “prenotato” per un nuovo giro da capogruppo.

Resta infine l’incognita Francesco Calzavara: l’assessore al Bilancio, unico in quota Lega che potrebbe ottenere la riconferma. Una mossa per garantire continuità tra le due amministrazioni. Ma la sua candidatura è in bilico: il prossimo non sarà un bilancio “semplice”; e quindi, al di là di preferenze e disponibilità di Fratelli d’Italia, bisognerà capire qual è la sua di volontà.​​​​​

 

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