Elezioni, intervista a Cacciari: "Ecco che Venezia lascio"
A pochi giorni dall’addio a Ca’ Farsetti per Massimo Cacciari è arrivato il momento dei bilanci: "Finisce il mio ciclo, non la mia politica". E sullo scontro Orsoni-Brunetta il primo cittadino veneziano dichiara: "Se la giocano. Ma se vince Brunetta qui comanderà la Lega"

Massimo Cacciari
VENEZIA.
"Un’autocritica? Beh col senno di poi qualcuno non l’avrei fatto assessore. Ma si sa, sono famoso per non saper scegliere gli uomini..." Massimo Cacciari torna a fare il professore. Tra pochi giorni il sindaco filosofo lascerà Ca’ Farsetti, dopo 12 anni di governo della città. "Dispiaciuto? neanche un po’", sorride finalmente rilassato mentre sistema gli ultimi scatoloni pieni di libri, "c’è un tempo per ogni cosa. Finalmente potrò tornare ai miei studi". 65 anni portati magnificamente, una grinta che molti gli invidiano.
Al di là di tutto, un personaggio di grande livello, che nella storia e nel governo della città lascerà il segno. A Ca’ Farsetti era entrato da sindaco nel dicembre del 1993, strapazzando l’avversario, il leghista Aldo Mariconda, con il 56 per cento dei voti. Prima era stato deputato del Pci, capogruppo della lista Pds-Il Ponte. Erano gli anni della nuova "Idea di città" di Manfredo Tafuri e degli intellettuali di sinistra che si affacciavano alla ribalta della politica. Rieletto nel 1997 - poi dimessosi per correre in Regione - Cacciari era tornato in scena nel 2005, vincendo di misura con Margherita e Udeur contro il candidato della sinistra Felice Casson.
Si chiude un ciclo.
"
Beh, è evidente che biograficamente è così. La politica è fatta di persone, noi ormai abbiamo fatto il nostro tempo. Mi auguro che il ciclo non si chiuda anche per le scelte innovative che questa amministrazione ha fatto".
Per esempio?
"Il welfare. E’ evidente che nelle grandi scelte di politica urbanistica con Orsoni o Brunetta non cambierà molto. Il tram, il Quadrante di Tessera, il vallone Moranzani sono progetti già avviati, non si possono bloccare, anche se auguro a Brunetta di non avere la Lega contro ogni giorno come l’ho avuta io. La differenza vera saranno i servizi ai cittadini".
Cioè il welfare.
"Eh certo! La prima cosa che farà il centrodestra, come è successo altrove, sarà quella di tagliare i servizi sociali e appaltarli all’esterno, alle Asl. E’ bene che i veneziani lo sappiano: meditate gente, meditate".
Chi le vince queste elezioni?
"Se la giocano. Ma un fatto è certo. Se vince Brunetta qui comanderà la Lega. Brunetta è sicuramente una persona preparata, ma Orsoni lo è forse ancora di più dal punto di vista tecnico, e ha dalla sua una coalizione larga, che comprende anche le forze di centro e l’Udc".
Come si schiereranno la chiesa, le lobby, i cosiddetti «poteri forti»?
"Non lo so. Mi auguro che tutti coloro che hanno criticato la Lega e le sue politiche se ne ricordino il 28 marzo".
Qualche errore?
"Ripeto, qualche assessore non avrei dovuto nominarlo. La vicenda di Enrico Mingardi, passato con Brunetta alla fine del mandato è abbastanza vergognosa. Ma credo che alla fine abbia fatto più danno a Brunetta. Un altro che non mi aspettavo è Raffaele Borghi, abbiamo sempre lavorato insieme"
La lista dei transfughi è lunga: Zanardo, Rosso, Colomban, Salvagno.
"Per loro è diverso. E’ gente che non è mai stata a sinistra. Finché c’ero io sono stati di qua, poi hanno scelto diversamente".
Rimpianti?
"Non aver completato il progetto Arsenale. Ma lì il Demanio non ce lo ha permesso".
Brunetta dice che adesso con il ministro La Russa si risolve tutto».
"Il fatto che lui lo dica dimostra la protervia e l’arroganza di costoro. Alcune cose a Venezia siano dovute, si dovevano fare comunque. O no? Spero che la gente sappia giudicare".
Dice che arriveranno anche i soldi.
"Soldi non ne abbiamo visti, per la verità nemmeno con il governo Prodi. O tutti ce l’hanno con Massimo Cacciari o raccontano balle colossali".
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