Appalti G8, il filo rosso fra Balducci e Venezia
Ricostruzione della Fenice e nuovo Palacinema: il ruolo di due degli arrestati

Angelo Balducci
VENEZIA.
Hanno seguito da vicino nel tempo e uno a fianco all’altro la sorte di due progetti strategici per Venezia come la ricostruzione del Teatro La Fenice e l’avvio del nuovo palazzo del Cinema del Lido, due degli arrestati eccellenti nell’ambito dell’inchiesta della Procura della Repubblica di Firenze per gli appalti sul G8 previsti alla Maddalena, in Sardegna: l’ingegner Angelo Balducci e l’ingegner Fabio De Santis.
Centrale soprattutto il ruolo di Balducci, uomo di fiducia anche di politici militanti nell’area del centrosinistra, come l’allora ministro dei Beni Culturali Francesco Rutelli, che lo avrebbe voluto nel ruolo di commissario straordinario per il Palazzo del Cinema, posto poi occupato da Vincenzo Spaziante. Come capo dipartimento per lo sviluppo e la competitività del turismo della Presidenza del Consiglio, Balducci - attuale presidente del Consiglio Superiore dei Lavori Pubblici - si è anche occupato delle opere previste per i 150 anni dell’Unità d’Italia, tra cui appunto il nuovo Palacinema, seguendo proprio la procedura delle gare. Proprio nella fase di avvio della procedura - quando il ruolo di commissario per il Palacinema era ancora ricoperto dall’ingegner Antonio Maffey, poi sostituito da Spaziante - a occuparsi della nuova infrastruttura del Lido era arrivato anche l’ingegner Antonio de Santis, un tecnico, nominato subcommissario accanto a Raffaele Pace, designato invece in rappresentanza del Comune di Venezia. Entrambi erano poi usciti di scena quando era stata conclusa la gara d’appalto per la costruzione del Palacinema, poi vinta dal gruppo Sacaim.
Ma Balducci e De Santis si erano occupati di Venezia anche prima, quando in ballo era la ricostruzione del teatro la Fenice, rallentata per i ritardi nell’esecuzione dei lavori da parte del gruppo Holzmann-Romagnoli, che si era aggiudicato la gara.
Era stato allora il sindaco Paolo Costa - nominato anche commissario per la ricostruzione della Fenice - a chiamare in aiuto Balducci, che era allora provveditore delle opere pubbliche del Lazio, memore del fatto che egli era riuscito a sbloccare un altro cantiere “impantanato”: quello dell’Auditorium di Roma di renzo Piano, licenziando l’impresa aggiudicataria e bandendo una nuova gara. Una procedura che Costa - consigliato da Balducci oltre che dall’attuale assessore all’Urbanistica del comune di Roma Marco Corsini, allora assessore veneziano ai Lavori Pubblici - aveva seguito anche nel caso della Fenice. R
escisso il contratto con la Holzmann-Romagnoli, era stata bandita una nuova gara - poi aggiudicata al gruppo Sacaim - e Costa e il Comune erano usciti vincitori dal lungo contenzioso scatenato dalla cordata allontanata dal cantiere. Anche sulla scena dell’appalto per la ricostruzione della Fenice era presente, insieme a Balducci, l’ingegner Fabio De Santis, ma questa volta in un ruolo tecnico, come curatore statico nell’ambito del rifacimento del teatro. In tempi recenti, nel 2008 l’ingegner Balducci era stato nominato”soggetto attuatore” per le opere del G8 alla Maddalena al centro dell’inchiesta fuiorentina, e a prendere il suo posto, successivamente, era stato proprio Fabio De Santis.
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