Primavera 2025 in Veneto è la settima più calda dal 1992
Lo rivela il rapporto stagionale dell’Arpav che registra un grado in più rispetto alla media climatica, marzo e aprile sono stati mesi più caldi

La primavera 2025 è risultata in Veneto la settima più calda dal 1992, con un'anomalia termica di +1 grado rispetto alla media climatica 1991-2020, registrata in modo omogeneo su tutto il territorio. Il dato emerge dal report stagionale elaborato dall'Arpav.
I principali contributi a questa anomalia provengono dai mesi di marzo e aprile, entrambi con uno scarto positivo di +1,5 gradi, mentre maggio ha registrato valori in linea con la norma.
Non emerge un incremento statisticamente significativo delle temperature primaverili, sebbene risulti evidente come gli ultimi due decenni presentino una media superiore rispetto al precedente.
Le temperature minime
Le temperature minime primaverili del 2025 sono le quarte più alte dal 1992, con un'anomalia di +1,3 gradi rispetto alla media 1991-2020, con anomalie maggiori sul Veneto orientale e sulla pianura sud occidentale. Le più contenute anomalie di maggio (+0,2 gradi) sono state compensate da quelle di marzo (+2 gradi) e aprile (+1,7 gradi). Le massime primaverili risultano complessivamente poco più calde della media 1991-2020.
Le piogge e la neve
Le precipitazioni risultano al di sopra della media, sia dell'ultimo decennio che del trentennio 1991-2020, posizionandosi al quarto posto dal 1992 dopo 2013, 2024 e 2019.
L'anomalia sulla regione è in prevalenza positiva e compresa tra +30% e +60% rispetto alla norma trentennale, con valori anche maggiori sulle Prealpi occidentali e localmente inferiori al +30% in pianura.
Per quanto riguarda la neve, alla quota di 2000 metri la stagione è stata caratterizzata da una precipitazione inferiore rispetto al periodo 1991-2020, con conseguente ripercussione sugli spessori al suolo. Molte le precipitazioni ma con un limite neve/pioggia spesso oltre i 2000 metri. Gli eventi di pioggia sulla neve sono in crescita su tutte le Alpi meridionali, riducendo i valori di neve al suolo.
Con le precipitazioni della seconda decade di marzo sono stati raggiunti quasi ovunque i valori massimi di neve al suolo stagionale, con un anticipo di circa 15-20 giorni rispetto alla media. Poi è iniziata la fusione generale del manto nevoso, più accelerata alle quote medio-basse, che è terminata a maggio.
Solo oltre i 2500 metri è stata più lenta. Alla fine di maggio la neve è presente ancora in alta quota.
Secondo gli indicatori di intensità delle precipitazioni, la primavera 2025 si colloca ai primi posti dal 1992, in particolare per il settore montano, registrando livelli tra i più elevati di intensità e frequenza delle precipitazioni nell'ultimo trentennio. La montagna è al quinto posto per intensità giornaliera di precipitazione. I giorni di gelo confermano il trend trentennale di riduzione, posizionandosi ben al di sotto della media dell'ultimo decennio: sul settore montano sono stati circa il 40% in meno rispetto alla media 1991-2020.
La primavera 2025 non spicca nemmeno per ondate di calore, mantenendosi in linea con la media dell'ultimo decennio.
Tuttavia sono presenti due ondate di calore a inizio marzo e tra aprile e maggio. Le temperature massime, pur raggiungendo 18-20 gradi, non fanno registrare nuovi record.
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