Un’esplosione di creatività: gli slogan alimentavano il clima insurrezionale

Il Maggio francese fu anche una gigantesca esplosione di creatività. La Francia venne tappezzata di manifesti, che arrivarono ovunque ci fosse la rivolta. «L’insubordinazione prende carta e penna»,...

Il Maggio francese fu anche una gigantesca esplosione di creatività. La Francia venne tappezzata di manifesti, che arrivarono ovunque ci fosse la rivolta. «L’insubordinazione prende carta e penna», nota Paolo Brogi, uno dei leader del ’68 italiano, nel suo libro “Ce n’est qu’un début... Storie di un mondo in rivolta”. Ci furono squadre di serigrafia e litografia che lavorarono 24 ore su 24. Le teste pensanti elaboravano il progetto, lo slogan, il disegno, ed ecco che il manifesto era fatto. I muri ne furono ricoperti, anche come forma di protesta contro quella che venne bollata come l’arte borghese.

Un esempio? De Gaulle in un consiglio dei ministri non la mandò a dire ed esternò tutto il suo disprezzo qualificando il movimento come «chienlit», termine spregiativo che significa mascherata, disordine, caos. La fabbrica della carta si mise immediatamente in moto. Comparve la silhouette nera di una marionetta con la forma del generale con la scritta “Le chienlit c’est lui”. Botta e risposta, insomma. «Sui muri - scrive ancora Brogi - fioriscono pensieri arditi. Gli anonimi writers sono rimasti insuperati». Qualche frase: “Amatevi gli uni sugli altri”, “La barricata chiude la strada ma apre la via”, “Le mozioni uccidono le emozioni”, “Non liberarmi, grazie, faccio da me”. La rivolta si alimentò anche con questi slogan accattivanti.

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