Margherissima, il progetto della Biennale Architettura che include i Pili. Brugnaro: «Non c’entro nulla»
A Forte Marghera il progetto speciale della Mostra immagina la Marghera del futuro: una grande piazza al centro, l’attenzione alle barene, i Pili bonificati. Il curatore Ratti: «Venezia sarà un laboratorio»

«Diciamolo subito, non c’entro niente con questo progetto. Sì, parte di quella terra è di mia proprietà, è una cosa di cui vengo accusato spesso... sono colpe che dovrò espiare per non so quanto tempo. Avere la proprietà di un’area è una colpa, in Italia è così». Mette le mani avanti il sindaco di Venezia Luigi Brugnaro, durante la presentazione di “Margherissima”, il progetto della Biennale Architettura che anima Forte Marghera.Una Marghera futuribile, che prende forma proprio sui terreni inquinati a due passi dal ponte della Libertà: lì dove ci sono anche i Pili, i terreni al centro dell’inchiesta Palude. L’attenzione alla natura con una cura particolare per le barene vanno di pari passo con l’innovazione tecnologica, nuove costruzioni residenziali, elementi veneziani in commistione con le torce del petrolchimico.
Il progetto
Il progetto è visibile sotto forma di un grande plastico all’interno della Polveriera Austriaca a Forte Marghera, preludio della Mostra “Intelligens. Naturale. Artificiale. Collettiva”, curata da Carlo Ratti, che aprirà al pubblico sabato 10 maggio e da mercoledì 7 porterà un turbine di vernici e inaugurazioni in tutta la città. L’opera a Forte Marghera nasce dalla collaborazione tra Nigel Coates e l'Architectural Association di Londra.

«Margherissima segue il tema di questa Biennale, ci spiega come l’architettura possa raggruppare l’intelligenza», afferma Ratti, «Venezia diventerà un laboratorio: è una città estremamente fragile, i progetti si diffonderanno per tutta l’isola».
Una provocazione per il futuro
«Non è solo una proposta per questo sito», commenta Ingrid Schroder, direttrice della Architectural Association, «ma è uno sviluppo di immaginazione di uno spazio e un modo per porre domande». È un progetto provocatorio, non un modello pulito, «ma qualcosa che porta nel mondo del sogno e della nostalgia, sia di Venezia sia di Marghera», aggiunge.

«Margherissima è superlativo e i superlativi, si sa, accompagnano alla speranza», dichiara il presidente della Biennale Pietrangelo Buttafuoco, «La Terra, l'idea stessa di superficie, non è una tabula rasa. Ai curatori, realizzatori e studenti che hanno partecipato, alla forma stessa di questo progetto, posso dire che hanno realizzato un progetto bello come una utopia, ma reale».
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