Vogalonga: migliaia a Venezia per dire no al moto ondoso

VENEZIA. Migliaia le barche che la mattina di domenica hanno colorato il Bacino di San Marco per portare un unico messaggio: no al moto ondoso.
Ancora oggi il messaggio è lo stesso, ma il traffico putroppo persiste, come dimostra l'incidente del dragon boat avvenuto dopo la Vogalonga, nel pomeriggio.

Un dragon boat con a bordo un gruppo di donne francesi è stato affondato dal moto ondoso nel Canale della Giudecca. L'equipaggio rosa è stato soccorso dai vigili che le hanno portate alla remiera Bucintoro delle Zattere. Qui il personale ha consegnato loro una copertina termica per riprendersi dalla brutta avventura. Non sono ancora chiare le dinamiche, se sia dovuto alle grandi navi di passaggio o al traffico acqueo che è ripreso dopo la Vogalonga, ma il moto ondoso ha causato l'affondamento.

La giornata è iniziata alle 9 dal bacino San Marco, dopo il tradizionale colpo di cannone sparato da San Giorgio. Ottomila iscritti, ma meno di trecento barche veneziane su un totale di 2100 le imbarcazioni lagunari. Il resto, kajak, jole del canottaggio, stranieri e barche alla veneta che però vengono «da fuori».

Non sono mancate le bici sul gommone, una moda scoppiata di recente che trova sostenitori e critici. Domenica però erano tutte insieme, sotto un bellissimo sole. Non è mancata la caduta in acqua di un partecipante che poi si è ripreso ed è risalito a bordo.

La città è stata nuovamente invasa, ma ha retto. Le corse dell'Actv sono state aumentate.

A inventare la Vogalonga, sul formato della Vasaloppet e della Marcialonga di sci da fondo, erano stati nel 1975 Toni e Pino Rosa Salva, Delfo Utimpergher, Carlo Gottardi, Lauro Bergamo. L’avevano definita «una garbata protesta» contro l’invasione dei motori e il moto ondoso che allora minacciavano la laguna.

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