Il Petit Bistrot chiude i battenti: al suo posto arriva un pub cinese

Il locale chiude definitivamente i battenti in piazza Ferretto, lasciando il posto a un pub gestito da una famiglia cinese di terza generazione

Marta Artico
Il locale
Il locale

Chiude il Petit Bistrot, al suo posto aprirà un pub gestito da cinesi. Gli affezionati frequentatori, amanti dei cocktail di volta in volta originali e della piccola cucina sfiziosa, se ne sono accorti subito con rammarico. Da qualche giorno il locale è chiuso, ed è spuntata la scritta “nuova gestione”. La voce che il locale avrebbe lasciato, girava da un po’. E adesso, si è concretizzata.

Il Petit Bistrot al civico 7 di piazza Ferretto, di proprietà della società Art& Food, che gestisce anche il famoso Bistrot 55 a pochi passi, era stato aperto nel 2021, un locale per certi versi unico in piazza, che faceva piccola cucina e sfiziosità e che ha sempre cercato di distinguersi. La chiusura è sintomo della grande trasformazione che sta vivendo il “salotto cittadino”, ma anche la città intera, che di mese in mese cambia volto e pelle, rincorrendo i nuovi cittadini e i turisti.

Le motivazioni della chiusura sono legate alla peculiarità di Art&Food e alla sua specializzazione, che punta sempre più su grandi eventi, molti dei quali di portata internazionale: catering, servizi, una gran parte dei quali concentrata nel centro storico dove il gruppo opera da molto tempo e dove ha diversi locali.

All’origine del cambio di rotta, anche l’esigenza di puntare sulla qualità che il pubblico oggi chiede e dunque accentrare al Bistrot 55 – più spazioso e su due piani con un grande plateatico – la clientela, che d’ora in poi troverà anche la formula cocktail e aperitivi.

Il gruppo gestisce anche il Molo di Venezia a Marghera, che va a gonfie vele e ha sempre più lavoro, anche per via delle tante aziende che ruotano attorno all’area. «Stiamo spingendo sempre più sugli eventi e sui servizi» spiega Andrea Carcanella, di Art&Food Group «nonchè puntando sulla qualità». Il gruppo solo per citare alcuni esempi, gestisce il food&beverage del Venezia Calcio, in espansione, dell’Umana Reyer, la San Servolo Hospitality la Biennale all’Arsenale e ai Giardini, e il Lion’s Bar della Biennale Cinema. Senza contare gli altri locali veneziani. E poi vernissage, banchetti, lanci di prodotti. Ha curato gli eventi lagunari di Nike, Chanel, Google.

Il locale dovrebbe riaprire a fine mese con un nome nuovo, al suo posto arriverà un pub gestito da una famiglia di origine cinese di terza generazione, tre fratelli che vogliono lanciare un format che in piazza oramai, perchè i pub tout court sono in via di estinzione. Alla porta di Art&Food, hanno bussato solo stranieri, con i quali sono state ingaggiate trattative. Nessuno italiano – fanno sapere. Bensì cinesi e bengalesi. E prima o poi arriverà il loro turno di trovare posto in piazza Ferretto.

«Mestre si sta trasformando velocemente, siamo nel bel mezzo di un cambiamento di cui vedremo i risultati da qui a qualche anno» spiega. A traghettare la trasformazione non solo il fatto che la città parli sempre più straniero, ma anche l’aumento dei turisti low cost che alloggiano in centro, le affittanze brevi e le locazioni di ogni genere e sorta. I turisti cercano colazioni e pranzi veloci.

Da qualche settimana in via Manin ha aperto l’osteria al Duomo di Mestre, al posto del vecchio pub Scarpon chiuso da anni. In Riviera Magellano è tornato El Bacaro e presto in Galleria Barcella arriverà Krudo – pescheria gastronomia ristorante – sulle ceneri della Casa del Caffè.

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